“Un evento che potrebbe essere significativo e, forse, decisivo per la presenza dei giovani nella Chiesa”. Enzo Bianchi, fondatore della Comunità monastica di Bose, definisce così il prossimo Sinodo dei vescovi sul numero di ottobre di “Vita pastorale”, anticipato al Sir. “Essendoci stata una consultazione dei giovani in molte chiese locali, il loro ascolto sarebbe possibile se i lavori del Sinodo avverranno in modo ordinato – segnala –. Così da giungere a individuare come le Chiese regionali possono rispondere alle attese dei giovani e aprire loro delle vie che li rendano soggetti ecclesiali, protagonisti nella vita cristiana”. L’auspicio di Enzo Bianchi, che sarà uditore al prossimo Sinodo, è che “nell’ordinare gli interventi si tenga conto dell’Instrumentum laboris e della ‘regionalità’ delle proposte”. La convinzione maturata dall’ascolto di numerosi giovani è che “le nuove generazioni non sono perdute per la fede cristiana, ma sono molto esigenti nella loro ricerca”. Il fondatore della Comunità di Bose segnala anche che “temono una certa retorica della Chiesa nei loro confronti: chiamarli in modo ossessivo ‘futuro della Chiesa’ o ‘sentinelle dell’avvenire’ non è sufficiente per integrarli”. “Essi vogliono essere riconosciuti Chiesa già oggi, presente della Chiesa. Vogliono sentirsi soggetti ecclesiali già oggi”. E ancora: “Occorre anche dire che i giovani non vogliono essere adulati, vezzeggiati dai cristiani adulti: vogliono semplicemente essere presi sul serio. Anelano che si mostri fiducia in loro, sostenendo la loro ricerca senza avere la pretesa di dirigerla”.

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