Di Patrizia Caiffa

In Italia spicca la necessità di “un nuovo linguaggio per le migrazioni”, a causa di meccanismi di disinformazione che non offrono una narrazione corretta del fenomeno. Per fronteggiare quella che chiamano una “emergenza culturale”, Caritas italiana e Fondazione Migrantes diffondono oggi la XXVII edizione del Rapporto Immigrazione, con cifre e considerazioni.

Se ne parla di più ma male. Il monitoraggio delle notizie riguardanti l’immigrazione apparse nei telegiornali di prima serata delle reti Rai, Mediaset e La7 rivela che in dodici anni i riferimenti all’immigrazione sono aumentati di oltre dieci volte, passando dalle 380 notizie del 2005 alle 4.268 del 2017. C’è  una correlazione fra l’aumento di interesse mediatico verso i flussi migratori diretti verso l’Italia e gli eventi di natura politica che coinvolgono il Paese. “Colpisce constatare che

la sensazione di minaccia alla sicurezza e all’ordine pubblico ricondotta all’immigrazione sperimenta dal 2013 una crescita costante”:

nel corso del 2017 i telegiornali di prima serata si soffermano per lo più sui flussi migratori (40%), riservando quasi la metà delle notizie ai numeri e alla gestione degli sbarchi sulle coste italiane. Il 34% dei servizi telegiornalistici è dedicato a questioni che mettono in relazione immigrazione, criminalità e sicurezza. Al terzo posto c’è il racconto dell’accoglienza, al quale nel 2017 è riservato l’11% delle notizie.

In Italia -80% sbarchi nel 2018. L’Italia, con 5.144.440 immigrati regolarmente residenti sul proprio territorio (8,5% della popolazione totale residente in Italia) si colloca al 5° posto in Europa e all’11° nel mondo. Secondo l’Unchr tra il 1° gennaio e il 31 agosto 2018 è sbarcato in Italia l’80% di migranti in meno rispetto allo stesso periodo del 2017. Le comunità straniere più consistenti sono quella romena (1.190.091 persone, pari al 23,1% degli immigrati totali), quella albanese (440.465, 8,6%) e quella marocchina (416.531, 8,1%). Il maggior numero di cittadini stranieri è in Lombardia (1.153.835, pari all’11,5% della popolazione totale), il Lazio (679.474, 11,5%), l’Emilia-Romagna (535.974, 12%), il Veneto (487.893, 10%) e il Piemonte (423.506, 9,7%). Le province con più stranieri sono Roma (556.794, 12,8%), Milano (459.109, 14,2%), Torino (220.403, 9,7%), Brescia (156.068, 12,4%) e Napoli (131.757, 4,3%).

Lavoro, scuola, famiglia. In Italia gli occupati stranieri sono 2.430.000, di cui il 67,3% extra-Ue. Gli stranieri in cerca di occupazione sono 415.229, gli inattivi stranieri 1.255.187.

Nell’anno scolastico 2016-2017 gli alunni stranieri nelle scuole italiane sono 826.091 (di cui 502.963 nati in Italia, pari al 60,9%), in aumento rispetto all’anno scolastico 2015-2016 di 11.240 unità (+1,4%).

Nell’anno scolastico 2016-2017, la scuola primaria accoglie la maggiore quota di alunni stranieri: 302.122, il 36,6% del totale.  La maggiore incidenza è nelle regioni del nord. Quelli che vivono in Italia da più tempo mettono su famiglia: nel corso del 2016 sono stati

celebrati 25.611 matrimoni con almeno uno dei coniugi straniero (12,6% del totale dei matrimoni),

in leggero aumento rispetto al 2015 (+0,2%). Nel 56,4% dei casi si tratta dell’unione fra uno sposo italiano e una sposa straniera. A fine 2017

i bambini nati da genitori entrambi stranieri risultano 67.933 (14,8% del totale delle nascite).

I dati Istat relativi al bilancio demografico nazionale confermano l’aumento dei nuovi cittadini italiani già rilevato negli anni precedenti e che ha condotto l’Italia nel 2015 e nel 2016 ad essere al primo posto tra i Paesi UE per numero di acquisizioni di cittadinanza. Al 31 dicembre 2017, su un totale di 146.605 acquisizioni di cittadinanza di stranieri residenti, il 50,9% riguarda donne. Tali acquisizioni, rispetto alla stessa data del 2016, sono diminuite (-27,3%).

Povertà  e salute. L’incremento della povertà rispetto alla base di riferimento (il 2010) ha riguardato i cittadini stranieri appartenenti a Paesi dell’Unione europa: dal 35,4% al 48,5% (+13,1% in 7 anni). Seguono i cittadini originari di Paesi non-Ue, presso i quali l’incidenza del rischio di povertà è passata dal 43,5% al 54% (+10,5%). Tra gli italiani l’aumento del rischio di povertà è stato meno rilevante, passando dal 20,8% del 2010 al 26,1% del 2016 (+5,3%). Nel corso del 2016 le persone accolte ed accompagnate presso i Centri di ascolto della Caritas sono state 205.090, compresi i quasi 16 mila profughi ascoltati dalla sola diocesi di Ventimiglia-Sanremo. Tra gli stranieri prevalgono marocchini (19,2%) e romeni (13,6%). Dal punto di vista sanitario, la salute dei migranti si va sempre più caratterizzando “per condizioni di sofferenza dovute ad accoglienza inadeguata, fragilità sociale e scarsa accessibilità ai servizi”.

I dati al 2016, anno record di sbarchi, non modificano il trend degli ultimi anni, e cioè una diminuzione dei casi di malattie infettive, come Tbc e Aids.

Devianza. Al 31 dicembre 2017 la popolazione carceraria conta 19.745 detenuti stranieri tra imputati, condannati e internati. Rispetto allo stesso periodo del 2016, quando gli immigrati erano 18.621, si registra un incremento del +6%. Rimane inalterata, tuttavia, l’incidenza della componente estera sul dato complessivo della popolazione carceraria, ancora ferma al 34%. Prevale la componente africana, che da sola rappresenta la metà dei detenuti stranieri, con 9.979 persone (il 50,5%).  Preoccupa l’aumento di bambini al seguito delle detenute: 56 accanto a 51 donne, di cui 30 bambini stranieri.  Dei 20.313 minori e giovani adulti presi in carico nel 2017 dagli Uffici di servizio sociale per i minorenni, gli stranieri sono 5.302 (26%). Nella tipologia dei delitti commessi dagli stranieri prevalgono i reati contro il patrimonio (9.222), seguiti dai reati in materia di stupefacenti (7.430), contro la persona (7.151), contro la pubblica amministrazione (3.061). I dati mostrano come,

“a parità di reato, gli italiani entrano meno facilmente in carcere rispetto agli stranieri, i quali beneficiano in maniera difforme delle misure alternative per l’espiazione della pena”.

Religione. Secondo la Fondazione Ismu su un totale di 5.144.440 stranieri residenti in Italia al 1° gennaio 2018, i musulmani sono poco meno di 1 milione e mezzo, pari al 28,2% del totale degli stranieri. I cristiani complessivamente sono il doppio, quasi 3 milioni, in aumento di circa 50 mila unità negli ultimi due anni. Ne consegue che, nel complesso,

il 57,7% dei cittadini stranieri residente in Italia è cristiano.

Nell’Ue 38,6 milioni di cittadini stranieri, 12 milioni in Germania. Nel 2017 sono 38,6 milioni i cittadini stranieri residenti nell’Unione europea (30,2% del totale dei migranti a livello globale). Il Paese europeo che nel 2017 ospita il maggior numero di migranti è la Germania (oltre 12 milioni), seguita da Regno Unito, Francia e Spagna. Secondo i dati Eurostat nel 2016 gli stranieri residenti che hanno acquisito la cittadinanza nell’area dei Paesi Ue-28 sono 994.800, con un aumento, rispetto al 2015, del 18,3%.

Nel mondo 257,7 milioni di persone non vivono nel Paese di origine. Dal 2000 al 2017 il numero delle persone che hanno lasciato il proprio Paese di origine è aumentato del 49%. Nel 2017 i migranti rappresentano il 3,4% dell’intera popolazione mondiale, rispetto al 2,9% del 1990. Nel 2017 l’Asia ospita il 30,9% dei migranti mondiali, seguita da Europa (30,2%), America del Nord (22,4%), Africa (9,6%), America Latina (3,7%) e Oceania (3,3%). Secondo le stime dell’Organizzazione internazionale delle migrazioni nel 2015

la quota dei migranti irregolari sul totale dei flussi internazionali ammonta al 10-15%.

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