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Il Teologo Rosetti risponde: Seppellire o cremare i defunti?

DIOCESI – Per porre domande scriveteci al seguente indirizzo email: nicolarosetti@me.com

Lettrice: “Buonasera. Le scrivo per un dubbio che ho da qualche tempo. Appartengo a una famiglia cattolica, tuttavia più di un mio parente ha espresso il desiderio di essere cremato dopo la morte e questo mi ha suscitato qualche perplessità. Potrei avere qualche chiarimento in merito? La cremazione è compatibile con la dottrina cristiana?”.

Il nostro teologo Nicola Rosetti: “È sempre maggiore il numero delle persone che desidera farsi cremare, anche fra i credenti. Le motivazioni sono le più disparate: spesso c’è chi è terrorizzato dall’idea di risvegliarsi nella tomba, altri adducono motivazioni di tipo ecologico e desiderano non occupare troppo spazio, ecc. Il Catechismo della Chiesa Cattolica al n. 2300 afferma: “I corpi dei defunti devono essere trattati con rispetto e carità nella fede e nella speranza della risurrezione. La sepoltura dei morti è un’opera di misericordia corporale; rende onore ai figli di Dio, templi dello Spirito Santo”.

Che cosa significa questo? Il mistero principale della nostra fede è la resurrezione di Cristo con l’anima e con il corpo: nulla di quello che Cristo è stato è rimasto prigioniero della morte. Cristo risorto, per dirla con San Paolo, è primizia di coloro che sono morti (1 Cor 15,20) vale a dire che quello che è accaduto a Cristo accadrà ad ognuno di noi alla fine dei tempi, quando tutti risorgeranno. È questa la grande speranza cristiana: nulla della nostra individualità andrà perduto, né la parte spirituale, né la parte materiale.
Il Dio cristiano promette la salvezza integrale dell’uomo tanto nella sua dimensione psichica che in quella corporale: se a salvarsi fosse solo l’anima, la nostra salvezza sarebbe mutila, perché noi siamo anche il nostro corpo.
Nel cristianesimo c’è sempre un’esaltazione della materia, sin dai primordi: infatti nella Creazione Dio, che è puro spirito, ha dato vita a un mondo che è pura materia, per questo mondo Dio ha mandato suo Figlio nella carne (materiale), per la salvezza del mondo Cristo è risorto con la sua carne (materiale) e la vittoria definitiva di Dio sul peccato e sulla morte sarà appunto la resurrezione della carne (come anche professiamo nel Credo). Ora, quale pratica esprime in maniera chiara questa fede nella resurrezione della carne? Ovviamente la sepoltura che fin dai primordi della Chiesa fu il naturale destino di chi aveva speranza di risorgere.
La sepoltura fu infatti uno dei segni distintivi della prima comunità cristiana: mentre i romani pagani che non credevano nella resurrezione si facevano incenerire, i seguaci di Gesù, nella speranza di risorgere come lui, si facevano seppellire. La Chiesa tuttavia consente la cremazione, come recita il n. 2301 del Catechismo della Chiesa Cattolica: “La Chiesa permette la cremazione, se tale scelta non mette in questione la fede nella risurrezione dei corpi”.

Il verbo “permette” sottointende che la via ordinaria per coloro che muoiono nel Signore è la sepoltura.

Qual è la condizione affinché un cristiano possa essere cremato?
Che tale atto, come spiega proprio il Catechismo, non sia posto in essere come negazione della fede nella resurrezione. Questo richiamo è importante perché nelle religioni tradizionali orientali la cremazione è proprio espressione di un disprezzo per la materia.
Per molte religioni asiatiche la reincarnazione non è, come ancora troppo spesso è vita la cosa in Occidente, il benefico perpetuarsi della materia, ma una vera e propria dannazione: l’aspirazione dell’anima non è quella di rivivere in un altro corpo, ma quella di sciogliersi nell’Assoluto (Nirvana).
Come si vede sono due concezioni assolutamente antitetiche.
Fermo restando la possibilità di farsi cremare, è da notare una contraddizione del nostro tempo: facciamo di tutto per rendere bello e apprezzabile il nostro corpo in vita e poi ce ne vogliamo disfare una volta morti!