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Acquaviva Picena, presentato il nuovo libro della teologa Amabili per raccontare l’amore di Dio

ACQUAVIVA PICENA – Presentato presso la Sala del Palo di Acquaviva Picena nel pomeriggio di sabato 8 settembre il libro della teologa italo-canadese dott.ssa Rita Amabili La lingère d’Acquaviva. Presenti alla manifestazione il sindaco di Acquaviva Rosetti e l’amministrazione comunale, il presidente dell’associazione Palio del Duca cav. Nello Gaetani, il presidente della BCC Banca del Piceno Mattioli, la traduttrice dott.ssa Cristiana Santambrogio, due rappresentanti del CTI Coordinamento Teologhe Italiane Cristina Simonelli e Renata Bedendo. L’evento è stato in gran parte promosso e organizzato dai parenti della scrittrice residenti ad Acquaviva fam. Giudici Maurizio.
La signora Tiziana Bonifazi ha intervallato gli interventi dei presenti con la lettura di alcuni brani estrapolati dal libro con il sottofondo musicale eseguito dalla pianista Alice Neroni. A fare da moderatore Roberto Gaetani vice presidente dell’associazione Palio del Duca. La dott. ssa Rita Amabili è teologa e infermiera professionale, ha scritto romanzi storici, poesie, opere per il teatro, nel 2013 ha vinto il premio Picchio Nero promosso dalla Regione Marche, con un racconto sulle migrazioni in Canada. La dott.ssa ha così spiegato il suo nuovo lavoro: “ Grazie a tutti per essere qui. L’idea di scrivere questo libro è nata quando mio cugino Maurizio mi ha raccontato la storia del matrimonio tra Forasteria degli Acquaviva e Rainaldo dei Brunforte, storia che unita alla bellezza di Acquaviva fa sognare una scrittrice come me.
Il mio intento è quello di raccontare attraverso le vicende di Forasteria e di altre donne e uomini del milleduecento, quanto sia immenso l’Amore di Dio per le Sue creature. Voglio inoltre far conoscere la condizione della donna in quell’epoca e di quanto molte di esse abbiamo combattuto e rivoluzionato alcune circostanze. Io sono stata spesso a contatto con i malati e con la loro solitudine, ho conosciuto storie di bisognosi, degli “ultimi” possiamo dire, di quelli che la società considera inutili, insignificanti, dimenticando che essi davanti a Dio hanno il nostro stesso valore. Quando per abitudine ci inchiniamo davanti alle cose sacre non pensiamo a quanto siano sacre le persone, in ognuno di noi c’è il Signore, Cristo è presente nei potenti quanto nei più sfortunati e dimenticati. Studiando teologia ho scoperto tante cose che prima mi erano sconosciute, ho scoperto l’importanza del ruolo delle pinzochere del milleduecento, donne laiche terziarie francescane che seguivano l’esempio di san Francesco e aiutavano i bisognosi, ho scoperto che una delle poche vie attraverso le quali le donne potevano conoscere il Vangelo erano gli incontri con le badesse, perché in quell’epoca solo alle religiose era permesso imparare a leggere e a scrivere, ho conosciuto meglio la figura di santa Chiara d’Assisi che era particolarmente influente e non solamente perché era badessa. Ho scoperto l’importanza del ruolo della donna e della sua particolare forza morale che ha cambiato in alcuni campi la condizione della donna. Io come figlia di migranti ho vissuto su me stessa cosa significa essere giudicati dagli altri, tutti abbiamo paura l’uno dell’altro perché non ci conosciamo. Gli uni per gli altri sono considerati “strani” perché si hanno modi diversi di vivere, ma se instauriamo un dialogo una più profonda conoscenza scopriremo che abbiamo gli stessi sentimenti e le stesse speranze. La società contemporanea ci fa dimenticare l’importanza dei rapporti umani, quelli veri, quelli che creano aiuto e non sottomissione. Nel milleduecento molte figure di potere non adoperavano la loro posizione sociale per opprimere, ma per sollevare le sorti dei sofferenti, dei poveri, degli anziani. Si “chinavano” possiamo dire su tutti coloro che chiedevano aiuto. Capitava poi, come leggerete nel mio libro, che alcuni bisognosi diventavano beatitudini viventi e attraverso l’incontro con essi molti si convertivano”.

La parola poi è passata alla traduttrice del libro dott.ssa Cristiana Santambrogio: “ Mi sono appassionata alla storia quando l’ho letta, mi sono divertita a tradurla. È la storia di una grande sfida, c’è al suo interno un movimento di liberazione dalle condizione  più disagiate di alcuni personaggi. Il messaggio principale è che la prima vera liberazione è quella che avviene per opera di Gesù Cristo. Tutti i personaggi che in qualche modo hanno aiutato i disagiati lo hanno fatto seguendo le orme di Gesù”. La dott. ssa Cristina Simonelli ha detto: “Abbiamo voluto partecipare perché questo primo romanzo di Rita è un modo differente di fare teologia. Spesso il tema è pesante, questo invece può essere un buon veicolo, un modo più vicino a tutti per far conoscere la teologia. Parla poi di cose antiche , della condizione della donna del milleduecento, ma anche di noi donne di oggi”. La dott.ssa Renata Bedendo ha detto: “ Come responsabile della collana ho accettato questa sfida, ringrazio cristiana per la traduzione, mi sono appassionata alla storia, i personaggi mi hanno intrigato. Ho apprezzato come tante storie e tante figure si intrecciano fino alla fine”. Il sindaco Rosetti ha detto: “ Grazie per essere qui. In ottocento anni qualcosa sul ruolo della donna è cambiato e sicuramente anche grazie a quelle che per emanciparsi hanno lottato, ma nonostante tutto c’è ancora molto da fare e purtroppo in ogni settore. Tante volte mi è capitato di sentire critiche negative sulle donne non per le loro idee, ma solo perché espresse da donne. Conoscere la storia di personaggi di rilievo che sono finiti sui libri perché hanno cambiato le sorti del mondo è importante, ma non devono essere dimenticate quelle persone che non finiranno mai sui libri di storia, ma che hanno contribuito alle rivoluzioni, a sovvertire le sorti delle persone, come ad esempio la gente del popolo”. La dott.ssa Rita Amabili infine ha salutato tutti dicendo: “Ringrazio il sindaco e l’amministrazione comunale, la signora Tiziana, Cristiana, Renata e Cristina, ringrazio il cav. Nello Gaetani e tutti coloro che hanno permesso questo incontro. Ringrazio mio cugino Maurizio, sua moglie Cinzia  e l’intera famiglia Giudici, alcuni di loro mi hanno ispirato i nomi di alcuni personaggi come Benedetta e Pasqualina. Ringrazio poi anche mio marito che è sempre con me. Per me è un giorno speciale, indimenticabile. Ringrazio personalmente ognuno di voi per aver partecipato”.

 

Patrizia Neroni.