“Un bambino Rohingya su due fuggito in Bangladesh senza i genitori è rimasto orfano a causa delle brutali violenze”. Lo afferma una nuova ricerca di Save the Children in occasione del primo anniversario dalla crisi il prossimo 25 agosto. Al momento nel campo di Cox’s Bazar ci sono più di 6.000 bambini Rohingya senza genitori o adulti di riferimento, dove si trovano ad affrontare gravi conseguenze per la carenza di cibo e sempre più esposti al rischio di sfruttamento e abusi. Secondo i dati raccolti, il 70% dei bambini intervistati è stato separato dai genitori o da maggiorenni di riferimento per conseguenza diretta di attacchi violenti, il 63% durante assalti contro i villaggi e il 9% nella fuga verso il Bangladesh. Inoltre, sottolinea Save the Children, il 50% di loro ha dichiarato che i propri genitori (o chi si prendeva cura di loro) sono stati uccisi in questi stessi attacchi, dopo aver assistito a scene di violenza inaudita. Save the Children chiede che “gli autori di questi attacchi sistematici, spietati e deliberati in Myanmar siano chiamati a rispondere per i loro crimini ai sensi del diritto internazionale e a tutti i Paesi di sostenere con forza le iniziative Onu volte ad assicurare i responsabili alla giustizia”. “Un anno dopo, ci è purtroppo chiaro che per molti bambini la riunificazione con i parenti non avverrà mai”, ha dichiarato Mark Pierce, direttore in Bangladesh di Save the Children. Per garantire che le organizzazioni umanitarie possano continuare ad aiutarli “la comunità internazionale dei donatori – ricorda Pierce – deve sovvenzionare il piano di risposta congiunta di 950 milioni di dollari per il 2018, finanziato attualmente solo per un terzo”. Save the Children ha raggiunto oltre 350.000 bambini Rohingya a Cox’s Bazar negli ultimi 12 mesi, creando circa 100 spazi dedicati per quasi 40.000 bambini, con programmi di protezione e accesso all’istruzione, di salute e nutrizione, distribuzione di acqua e cibo, servizi igienico-sanitari. “Il mondo non è riuscito a condannare gli autori di questi barbari attacchi, compreso l’esercito del Myanmar. Crimini straordinari richiedono una risposta straordinaria. Un’indagine credibile, imparziale e indipendente su questi crimini e tutte le violazioni dei diritti dei bambini commessi nello Stato settentrionale del Rakhine è un primo passo fondamentale per accertare le responsabilità”, ha dichiarato Michael McGrath, direttore di Save the Children in Myanmar.

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