Daniele Rocchi

Il grande giorno, alla fine, è arrivato: oggi 20 agosto la Grecia esce dal programma di aiuti europeo, avviato a maggio del 2010 per fare fronte alla voragine del deficit pubblico, il più elevato in Europa, e al rischio default. In questi 8 anni la Troika (Ue, Fmi e Bce) ha erogato al Paese ellenico prestiti per un ammontare di 288,7 miliardi di euro da restituire nel tempo grazie anche a un piano di oltre 450 riforme politiche, economiche e amministrative condite da licenziamenti settoriali, tagli lineari al welfare e ai salari fino al 20%, privatizzazioni dei beni pubblici, aumento delle tasse dirette e indirette e, fino ad ora, ben 16 tagli alle pensioni (se ne prevede un altro a gennaio del 2019, ndr). E perché le riforme concordate siano attuate la Commissione europea ha deciso di attivare la cosiddetta ‘sorveglianza rafforzata’, una mossa necessaria anche per monitorare in modo rigoroso la situazione economica, finanziaria e di bilancio della Grecia che era e resta un Paese vulnerabile.

Atene, Neos Kosmos social house

“Nuovo mondo”. Ne sanno qualcosa alla “Neos Kosmos” Social House, situata nel quartiere omonimo di Atene, a poche fermate dall’Acropoli, cuore pulsante del turismo ellenico e simbolo della storia di questo Paese, culla della democrazia, uno dei valori portanti dell’Unione europea. “Neos Kosmos” significa “nuovo mondo” e mai come adesso queste parole suonano come un augurio per tutti coloro che abitano o frequentano questa casa, siano essi greci o migranti, che qui trovano “aiuto, un luogo accogliente in cui vivere e una nuova speranza per il futuro”. Il progetto parte nel 2014 grazie all’impegno congiunto della Nunziatura apostolica in Grecia, che ha donato l’immobile, di Caritas Italiana, Caritas Grecia, Comunità Papa Giovanni XXIII, della locale arcidiocesi insieme ad altri benefattori, tra i quali diverse Caritas diocesane italiane, che si sono aggiunti negli anni. Il centro offre alloggio di lungo periodo in tre appartamenti e di breve periodo in 18 camere, e ha al suo interno spazi comuni per incontri e convivialità (cucina, cappella, giardino, ludoteca, sale riunioni).

Nella “Neos Kosmos” Social House si riflette l’immagine di una Grecia solidale che reagisce alla crisi tendendo la mano, dove la moneta di scambio non è l’euro ma l’umanità delle persone che qui vengono accolte facendole sentire parte di una comunità.

Oggi gli ospiti della casa, circa 40, molti dei quali bambini, sono in larga parte famiglie e persone straniere che attendono di vedersi riconosciuto lo status di rifugiato, di ricongiungersi ai parenti che vivono in altri Paesi oppure di continuare il loro viaggio della speranza verso altre destinazioni.

Tonia Patrikiadou, direttrice di Neos Kosmos

Tonia Patrikiadou, dallo scorso gennaio è la direttrice di Neos Kosmos. Nonostante la giovane età Tonia vanta una lunga esperienza nel campo dell’accoglienza dei migranti.

“Un nuovo mondo è possibile”

ripete convinta mentre i bambini giocano nel nuovo giardino della Casa. Sorridono, alle spalle hanno storie di violenza, di guerre, di cose più grandi di loro che i genitori stentano ancora a capire o forse non capiranno mai. Perché dalla Siria, dall’Iraq, dall’Afghanistan, dal Congo, si ritrovano qui in Grecia, perché hanno dovuto abbandonare le loro case, la loro terra, i loro familiari? Una domanda che per ora non trova risposta.

“Oggi vale il ricordo di ciò che è stato e la speranza di ciò che sarà – dice Tonia – quando sono arrivati erano aggressivi, chiusi, oggi sorridono e giocano sotto gli occhi dei genitori. Sono sbocciati di nuovo, come fiori. Sono loro i fiori più belli del giardino di Neos Kosmos”.

La casa è una comunità composita: “la maggior parte dei nostri ospiti sono siriani, ma ci sono anche di altre nazionalità, dall’Africa all’Afghanistan. Ognuno di loro – spiega la direttrice – ha un compito affidato secondo le competenze. Tutti si danno da fare nella manutenzione del giardino, nella cura della casa, in cucina. Come una famiglia”. È anche per questo motivo che a Neos Kosmos “non ci sono mai stati problemi legati alle diversi etnie e fedi presenti nella casa. Viviamo nel massimo rispetto, anche perché siamo stati chiari dall’inizio: chiunque entri in questa casa è tenuto al rispetto delle regole vigenti al suo interno. Teniamo delle riunioni dove discutiamo ogni eventuale problema”.

Integrazione. Nella casa la parola d’ordine è ‘integrazione’ , un vero e proprio mantra per lo staff, composto da diversi volontari tra i quali anche caschi bianchi del Servizio civile italiano. Neos Kosmos, infatti, è anche la storia di un quartiere che cerca di aprire le sue porte a chi la crisi le porte le ha sbattute in faccia e a chi, a causa di guerre e fame, è stato costretto a lasciare la sua terra e la sua casa. Il collante tra Neos Kosmos e gli abitanti del quartiere sono i bambini, gli ospiti più piccoli e vulnerabili della casa. “Avere i nostri bambini inseriti nella scuola pubblica – afferma Tonia – rende possibile la conoscenza tra i genitori greci e le altre famiglie. La conoscenza abbatte la paura e il pregiudizio. Si tratta di un lavoro lento e non senza difficoltà”. Il risultato? “Oggi molti nel quartiere ci aiutano fornendo ciò di cui le nostre famiglie hanno più bisogno, da abiti a materiali scolastici.

Nella prova e nel bisogno ci si ritrova insieme,

e così nascono momenti di sport, feste e incontri, doposcuola, cene sia in casa che nel quartiere. Tutto diventa più facile. L’integrazione viene naturale e semplice. La comunità locale è coinvolta nelle nostre attività, ai campi estivi hanno partecipato anche bambini del quartiere.  Questo favorisce la conoscenza e stimola la curiosità di molti che osservano ciò che facciamo”.

Zio Claude, ospite a Neo Kosmos Social House

Zio Claude. Non ci sono solo migranti a Neo Kosmos. Tra gli ospiti della casa anche ‘Zio Claude’ come viene affettuosamente chiamato dallo staff della Casa e dagli altri abitanti. Ottantadue anni, ben portati, parla 6 lingue (greco, italiano, arabo, spagnolo, francese e inglese), “ho dimenticato il portoghese” dice sorridendo. Di origini croate, nato ad Aleppo in Siria, educato e cresciuto a Beirut e nel 1967 sposato in Grecia: un percorso di vita che sembra ricordare quello di molti ospiti di Neo Kosmos. “Dopo la morte di mia moglie qui ho ritrovato una serenità e una pace che avevo smarrito”. Immerso nei suoi libri parla del Libano come di “un paradiso” che non esiste più.

“Quando tu vivi in Paradiso non può piacerti l’inferno.

Il Libano era un paradiso, avevamo tutto senza avere niente, la vita allora era bella. Come bella era Aleppo, negli anni della convivenza, prima della macelleria di questi anni”. Il dolore dei ricordi è lenito adesso dal sorriso dei bambini che gli corrono intorno. Ha molto da raccontare, Zio Claude, a questi piccoli nipoti, in particolare che il paradiso esiste, anche dietro le vicende tragiche. Anche la Grecia e Neo Kosmos ne fanno parte. Nonostante la crisi.

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