Patrizia Caiffa

Nel mondo la tratta di esseri umani riguarda oltre 40 milioni di persone, il 51% sono donne, il 28% bambini. In alcune regioni come l’Africa Subsahariana e l’America Centrale e Caraibi, i bambini vittime arrivano addirittura al 64% e 62% del totale. Un’industria criminale che fattura ogni anno 150 miliardi di dollari in tutto il mondo. In Europa sono stimate 3,6 milioni di persone ridotte in schiavitù nel 2016. In Italia le vittime di tratta a scopo di sfruttamento sessuale sono tra le 50 e le 70 mila, un dato in aumento, con sempre più minorenni nigeriane e romene sulla strada. Nella Giornata internazionale contro la tratta che si celebra oggi in tutto il mondo – sul tema “Assisti e proteggi le vittime della tratta” – la Chiesa, in tutte le sue declinazioni, si mobilita in massa. Papa Francesco non si stanca di lanciare appelli e denunciare questo gravissimo fenomeno perlopiù sommerso. L’ultimo ieri, al termine dell’Angelus, definendolo un “crimine vergognoso”, una “piaga” che “riduce in schiavitù molti uomini, donne e bambini con lo scopo dello sfruttamento lavorativo e sessuale, del commercio di organi, dell’accattonaggio e della delinquenza forzata”, in particolare sulle “rotte migratorie”. 

Il manifesto della campagna della Sezione Migranti & Rifugiati “Il mio corpo non è in vendita”

La campagna social della Santa Sede. Dal 27 luglio, per tutto il mese di agosto, la Sezione Migranti e Rifugiati del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale ha avviato a questo scopo una campagna su sito e social per richiamare l’attenzione sul tema. “Ti chiediamo di condividere i nostri contenuti con tutti quelli che conosci per sensibilizzare su un problema trascurato”, spiegano. E’ la risposta all’invito del Papa: “Il lavoro di sensibilizzazione deve iniziare a casa, da noi stessi, perché solo in questo modo saremo in grado di rendere le nostre comunità consapevoli, motivandole a impegnarsi affinché nessun essere umano possa mai più essere vittima della tratta”. L’hashtag da usare è #EndHumanTrafficking.

Oggi, ad esempio, sulla pagina Facebook della Sezione Migranti e Rifugiati è pubblicato un video con la testimonianza di padre Jean de Dieu Bukuru, board Member of Haart (Awareness against human trafficking) in Kenya, vittima in prima persona del traffico di esseri umani: “Ogni giorno ci picchiavano”.

Le religiose, le associazioni. Ma la campagna fa solo da volano a tante altre azioni che le organizzazioni cattoliche, gli istituti religiosi, le Ong,  hanno già avviato da tempo e che in questi giorni stanno solo sottolineando. La rete antitratta Thalitha Kum, composta da migliaia di coraggiose religiose impegnata in prima linea a salvare le ragazze dalla strada. In Italia sono note esperienze come quella di suor Eugenia Bonetti e della sua associazione Slaves no more, o di suor Rita Giaretta e le sue consorelle con Casa Rut a Caserta: si sono rimboccate le maniche e hanno aiutato in questi anni centinaia di giovani. LAssociazione Comunità Papa Giovanni XXIII, fondata da don Oreste Benzi, fa lo stesso da decenni, con lavoro di strada e case famiglia.

Le Caritas europee e del Mediterraneo, invece, stanno unendo le forze soprattutto per proteggere i bambini. Il progetto lanciato nei giorni scorsi prevede la realizzazione di  una ricerca transfrontaliera, coinvolgendo due organizzazioni regionali (Caritas Medio Oriente e Nord Africa  e Caritas Europa) e 9 Caritas nazionali (Albania, Bosnia, Francia, Giordania, Libano, Kosovo, Slovenia, Slovacchia e Ucraina). Caritas italiana ha pubblicato oggi on line un Dossier con dati e testimonianze (Ddt) dal titolo “Partire era l’unica scelta. Minori non accompagnati fra tratta e sfruttamento“, nel quale ricorda che “gli schiavi invisibili sono sempre di più e sempre più giovani:

nel mondo circa il 51% delle vittime di tratta sono donne, mentre gli uomini rappresentano il 21% e i minori il 28%”.

Minori non accompagnati sfruttati nel lavoro, costretti a prostituirsi, mandati in strada a chiedere l’elemosina da organizzazioni criminali.

Gli appelli. Il Sovrano Ordine di Malta fa appello ai governi e alla società civile – incluse le imprese – affinché adottino misure per prevenire e porre fine alla tratta di esseri umani, proteggendo e assistendo vittime e sopravvissuti. La Congregazione della Missione all’Onu invita “ad unirsi alle giornate di preghiera, riflessione e concentrazione o a istituirne una nella tua comunità in modo che questo giorno segni un passo avanti nel nostro impegno per la denuncia contro la tratta e nella nostra decisione di essere al fianco delle vittime, dalla prevenzione, all’accompagnamento, al riscatto sociale, alla guarigione e alla ricollocazione sociale e lavorativa”.  Tra gli episcopati, la Commissione episcopale per i migranti e gli itineranti della Conferenza episcopale argentina  rivolge un appello alle autorità nella nota intitolata “Il nuovo volto della schiavitù”.  “Le organizzazioni criminali dedite alla tratta di persone – evidenziano i vescovi argentini -, scelgono solitamente le vittime tra persone che hanno scarsi mezzi di sussistenza e ancora meno speranze per il domani”. Soprattutto,

“usano le rotte migratorie per nascondere le loro vittime tra i migranti che cercano rifugio”.

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