DIOCESI – “Stiamo celebrando in occasione della festa della Madonna della Marina, al porto di san Benedetto. È stata scelta quest’anno dalla Conferenza Episcopale Italiana attraverso l’Ufficio nazionale per l’apostolato del mare come sede della celebrazione della domenica del mare 2018, ne siamo grati e ci sentiamo onorati”. Con queste parole il Vescovo della diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto, Mons. Carlo Bresciani, ha aperto la propria riflessione durante la celebrazione di sabato 28 luglio, presso la Banchina Malfizia di San Benedetto del Tronto, in occasione della Festa della Madonna della Marina.

Il Vescovo Bresciani ha poi affermato: “Penso che questo porto potrebbe raccontare tante storie che nei secoli ha visto svolgersi attorno a sé. Navi che partivano, navi che arrivavano. Navi che partivano in cerca di pesce e navi che arrivavano soltanto con scopi di rapina e di saccheggio, quali erano quelle dei saraceni. Navi strumenti di pace e navi strumenti da guerra. Canti di esultanza per il ritorno atteso dei propri cari dopo lunga assenza e lacrime per inutili attese di chi non è più. La storia felice e triste di san Benedetto potrebbe essere raccontata da questo porto che silenziosamente è sempre pronto ad accogliere le navi, i pescherecci e le barche in cerca di rifugio.

Mi piace collegare questa storia del nostro porto con le festa della Madonna, che veneriamo appunto sotto il titolo di Madonna della Marina. Il mare, e il porto soprattutto, richiamano comunicazione e accoglienza. Il porto è il luogo in cui il mare offre un luogo di riparo, di rifugio e di accoglienza. Non a caso chi è in mare sospira un porto, soprattutto quando il mare è in tempesta. I sanbenedettesi, gente di mare, esperta di mare, conosce il bisogno di questi porti in cui poter approdare e per questo è gente accogliente e generosa. Sa che chi è in mare non può essere abbandonato se è in difficoltà, sa che i porti non possono essere chiusi quando una nave in pericolo e acciaccata cerca riparo e approdo.

Tutti noi, marinai o no, nel mare agitato della nostra vita, non di rado sentiamo il bisogno di porti sicuri in cui trovare rifugio e conforto, prima di riprendere il cammino. Uno di questi porti della vita è appunto Maria: è il porto in cui il nostro cuore sballottato qua e là da onde tumultuose può sempre rifugiarsi. Maria con le sue braccia aperte, quasi come i due rami del molo del nostro porto, è sempre pronta ad accoglierci, pronta a chiudere le braccia solo per proteggerci e tenere lontano le minacce e le onde violente che ci insidiano. Le sue braccia non si chiudono mai davanti alle nostre richieste di aiuto: se si chiudono è solo per proteggerci, mai per rifiutarci. E, quando la drammaticità della vita ha portato a ciò che umanamente è irrimediabile, le sue braccia diventano tenero giaciglio per i naufraghi della vita e, se necessario, sostituiscono le braccia mancanti dei cari lontani.

Siamo usciti in mare per depositare una corona di fiori a perenne ricordo di chi nel mare ha trovato l’eterno riposo. Sulla barca abbiamo portato con solennità e con tutti gli onori l’effige della Madonna della Marina. Mi piace pensare che siano state le braccia materne della Madonna della Marina ad accogliere teneramente questi nostri cari e a consolarli nella fatica del loro ultimo tratto di vita.

Noi invochiamo Maria come aiuto dei cristiani: lei è per tutti noi porto sicuro in cui poter sempre attraccare, un porto dotato di tutti i mezzi per riparare le ferite del viaggio e rimettere in sesto la traballante nostra navicella prima di riprendere il cammino verso quel porto che è meta finale della vita di tutti noi. Mi piace pensare, questa sera, che quando arriveremo a quel porto, ella sarà là pronta con le braccia aperte, pronta ad accoglierci per offrirci rassicurazione e guidarci a quell’approdo sicuro che è Dio.

Come Maria, anche noi dobbiamo imparare ad essere e diventare sempre più porto sicuro, sempre aperto per coloro che nel bisogno cercano aiuto nei diversi travagli della vita. Come figli dobbiamo imparare dalla madre e diventare sempre più simili a lei, imparare ad allargare le nostre braccia per accogliere e non chiuderle per rifiutare.

Il porto è simbolo di comunicazione e di scambio ed è ricchezza solo quando è così, quando cioè impariamo a non chiuderci nel rifiuto dell’altro

Impariamo da Maria ad accoglierci con benevolenza gli uni gli altri. Costruiamo porti e ponti per unirci e per affrontare insieme le sfide che la vita ci riserva. C’è un momento in cui, forse, la competitività della pesca (della vita) porta ciascuno a fare per sé, ma c’è anche il momento in cui ci si deve ritrovare insieme nel porto per riconoscerci come un’unica famiglia, sotto lo sguardo benevolo della Madre, Maria. Questo sguardo benevolo volge lei questa sera su di noi qui riuniti in preghiera, sguardo di madre che è contenta di vedere i figli riuniti attorno a Gesù.

Al porto si va ad attendere chi deve arrivare: anche noi siamo qui in attesa di un nuovo incontro: quello con la Madre, Maria, e quello con Gesù nella sua parola e nel sacramento dell’eucaristia.

Al porto gli orizzonti su aprono sugli spazi apparentemente senza limiti del mare. È un invito a saper guardare lontano, a saper osare partendo dal porto sicuro in cui abbiamo incontrato Maria e Gesù, ad osare ancora di gettare quelle reti che Gesù ci ha indicato: reti che non catturano e non imprigionano nessuno, ma costruiscono relazioni positive e creano vere comunità di collaborazione, corresponsabili del bene comune nella Chiesa e nel mondo.

La Madonna della Marina ci sia sempre compagna in questo viaggio.

 

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