DIOCESI – Lectio delle Monache Clarisse del monastero Santa Speranza in San Benedetto del Tronto.

Di cosa è preoccupato Gesù? «Egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore senza pastore, e si mise a insegnare loro molte cose».
Gesù si accorge di avere davanti uomini e donne smarriti, provati dalla vita, uomini e donne forse soli, arrabbiati, impauriti, senza un orientamento, senza una direzione.

Gesù non guarisce nessuno, non compie miracoli; leggiamo, infatti, nel Vangelo: «si mise ad insegnare loro molte cose». Gesù parla, dona alla folla la Sua Parola, una Parola capace di illuminare, dare luce a quello che facciamo, viviamo, soffriamo, una Parola che sa riempire, dare senso, orientare.

Non una Parola di pietà, buonista ma la parola che è quel “fatto concreto” su cui poggiare e leggere tutta la nostra esistenza.

Una Parola, come canta il Salmista, che dà riposo, che rinfranca l’anima, guida per il giusto cammino, che è bastone e appoggio, una Parola che sfama, accompagna, che non ci fa mancare di nulla.

Una Parola che chiede di essere “semplicemente” accolta ed ascoltata per poi essere da ciascuno proclamata. Una Parola che chiede di essere come Cristo: Lui, Pastore Bello del suo popolo, noi pastori e custodi della porzione di vita, della porzione di storia che siamo chiamati a vivere, della porzione di umanità con cui siamo chiamati a relazionarci.

«Gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato». Gli apostoli inviati come pastori ad annunciare la lieta notizia del Vangelo fino ai confini del mondo, non tornano da Gesù per fare un resoconto di viaggio, valutare obiettivi raggiunti o non raggiunti, ma tornano per fare comunione della gioia e dell’entusiasmo per i volti incontrati, le storie raggiunte, la Parola spezzata e condivisa con i fratelli.

Saldi sulla centralità di Cristo, camminiamo, ogni giorno, accanto al Pastore e sempre in ascolto vero della Sua Parola, perché è solo la frequentazione di quest’ultima che ci aiuta a leggere con verità la nostra vita. Ma camminiamo anche, a nostra volta, come pastori, fiduciosi nel “raccontare” la fecondità di un Dio che si occupa, si preoccupa di ciascuno di noi. Un Dio che ci ama così tanto da aver dato la vita per noi…così tanto da continuare, ogni giorno, a ridare la vita per noi, suo popolo e gregge del suo pascolo.

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