Massimo Giraldi e Sergio Perugini

Ha vinto due Premi Oscar e incassato più di 600milioni di dollari nel 2004 la prima avventura della famiglia Parr, “Gli Incredibili. Una normale famiglia di supereroi”, film scritto e diretto da Brad Bird per la Disney-Pixar. A 14 anni di distanza ecco tornare in sala gli amati protagonisti di questa saga Disney, pronti a sbarcare alla 48edizione del Giffoni Film Festival (20-28 luglio) e dal 19 settembre in tutti i cinema italiani. C’è sempre tanta azione nel racconto, unita a una forte carica ironica; non mancano però in questo secondo capitolo più di una suggestione sulle dinamiche familiari oggi, il rapporto tra coniugi e quello tra genitori e figli, nonché le responsabilità di essere supereroi reperibili, sempre pronti a intervenire per il bene comune. Il Sir ha visto in anteprima il film insieme alla Commissione nazionale valutazione film della Cei.

Azioni eroiche e normale vita di famiglia. Ci sono tutti i componenti della famiglia Parr nel secondo episodio “Gli Incredibili 2”: il padre Bob, la madre Helen detta “Elastigirl” e i tre figli, Violetta, Flash e Jack-Jack. Lo scenario è cambiato, i supereroi sono dichiarati illegali e la nostra famiglia di Incredibili cerca di condurre una quotidianità pressoché normale. Un giorno però Helen riceve la proposta di ricomparire in pubblico come “Elastigirl”, per rilanciare il ruolo dei supereroi, e per far questo, deve contare sulla collaborazione del marito, che accetta di rimanere a casa e occuparsi di tutto, in primis dei tre ragazzi. Ovviamente, anche qui ci sarà un cattivo da sconfiggere, l’Ipnotizzaschermi (Il Minatore), che punterà a manipolare la realtà e a isolare i difensori della pace. Oltre alla componente action che incalza il film d’animazione, va rilevato che una parte importante della narrazione ruota attorno alla famiglia e le sue dinamiche. Nella storia, infatti, è un continuo approfondire momenti della vita ordinaria dei Parr, dalla gestione dell’economia domestica, all’educazione dei bambini. Un racconto che si fa figlio anche del tempo in cui viviamo, dove può succedere che la madre di famiglia sia assorbita dal lavoro e il padre si renda disponibile a rimanere a casa. Istantanee di vita vera, declinate con leggerezza e umorismo, capace di rendere il film godibile per piccoli ed adulti. Su questo aspetto, in particolare, lo stesso regista Brad Bird – suoi sono “Il gigante di ferro” (1999), “Ratatouille” (2007), “Mission: Impossible. Protocollo fantasma” (2011) e “Tomorrowland” (2015) – ha dichiarato: “Mi sono reso conto di provare più interesse nei confronti della famiglia Parr che alle sue avventure contro i criminali. La gente si rispecchia in questi personaggi ed è per questo che li ama tanto”. Ancora Bird poi sottolinea: “Abbiamo giocato con gli archetipi tradizionali, la forte figura paterna e la mamma multitasking, ma alla fine ci siamo resi conto che la maggior parte di noi può identificarsi in tutti i personaggi. Chiunque ha dovuto far fronte agli impegni di casa, scuola e lavoro provando la sensazione di non riuscire a gestire tutte le situazioni”.

La nuova veste dell’eroe. A questa traccia di taglio familiare si aggiunge anche la riflessione più articolata sul posto dell’eroe all’interno della società, il suo bisogno di normalità. A tal proposito, rilancia sempre Bird: “L’idea di un supereroe che si preoccupa di trovare un lavoro per pagare l’affitto è molto interessante. È più facile identificarsi con qualcuno che, nonostante i suoi super poteri cerca di barcamenarsi nella vita di tutti i giorni”. Ed è proprio quello che accade, soprattutto al personaggio di Bob, padre di famiglia buono e solidale, che con non poco affanno cerca di gestire i bambini e far filare dritta la casa. Il supereroe pertanto perde quell’aura mitica, di essere al di sopra della realtà. I nostri protagonisti hanno sì poteri, ma sperimentano una vita semplice, abbastanza comune. È un tratto interessante questo, che altera lo sguardo sui supereroi cui cinema, letteratura e fumetto ci hanno abituato principalmente negli ultimi due decenni. Il film accorcia le distanze tra fantasia e realtà, conferendo umanità, prossimità all’eroe. “Gli Incredibili 2” arriva a sottolineare persino che l’attività del supereroe è un lavoro come un altro nella società odierna, un mestiere sempre richiesto e fondamentale, ma non per questo lontano da tutte le altre occupazioni o persino problematiche professionali. In questa rivisitazione dell’immagine dell’eroe in chiave normale, il film funziona anche perché affronta proprio il profilo dell’eroe. È vero che sono eroi comuni, ma sono pur sempre eroi. E nel vivere quotidiano sognare i poteri di un supereroe, i brividi di un’impresa avvincente o l’esistenza di qualcuno in cui riconoscersi per avere sicurezza e protezione fa sempre bene, fa piacere. Il film della Disney è pertanto un mix indovinato di realismo e fantasia, di evasione ed estratti di quotidianità. Come del resto ha chiosato il regista, “il film oscilla tra la vita reale e un mondo di pura fantasia, per questo cerchiamo di non trascorrere troppo tempo in un mondo solo”.

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