MARTINSICURO – Dire che tutti gli uomini sono uguali – un principio tanto evangelico quanto costituzionalmente sancito – è diventato qualcosa di pericoloso. È quello che viene da pensare riflettendo su quanto è accaduto a don Federico Pompei, parroco della parrocchia San Gabriele dell’Addolorata di Villa Rosa. Il sacerdote, durante l’omelia tenuta domenica scorsa, commentando le letture del giorno e attingendo da fatti di attualità, ha ricordato il principio di uguaglianza fra tutti gli esseri umani. La cosa, incredibile a dirsi, ha suscitato irritazione in una manciata di fedeli che hanno abbandonato l’edificio sacro e hanno contattato una testata del Trentino, luogo del quale sono originari.

La notizia nel giro di poche ore è rimbalzata sui social ed è stata ripresa anche dalle più importanti testate nazionali. Centinaia e centinaia i commenti, pieni di odio nei confronti di quanto detto da don Federico, così volgari e irripetibili che solo il senso della decenza ci proibisce di trascrivere. Quelli che più offendono sono forse quelli che invitano la Chiesa a fare qualcosa invece di predicare bene e razzolare male, come se la Chiesa non fosse coinvolta in prima linea con la sua attività caritativa ed assistenziale.

Ma che cosa ha scatenato tanto livore? Lo abbiamo chiesto al diretto interessato che così ci ha risposto: “Nell’omelia di domenica ho commentato la seconda lettura di Paolo che invitava i cristiani di allora e di oggi a vivere la carità come uguaglianza. Ho detto che il motto di Salvini “Prima gli italiani” non è in sintonia con San Paolo e si dovrebbe dire “Prima l’uomo”. Il giornalista ha aggiunto espressioni da me non dette e solo tre persone sono uscite dalla Chiesa”.

Anche il vicepremier Salvini, tirato in ballo durante l’omelia di don Federico, ha risposto sul suo profilo facebook al prete di Villa Rosa: “Anche a questo parroco invio, pur da peccatore, un abbraccio, ricordandogli che cerco solo di applicare un po’ di BUONSENSO, quello che milioni di italiani mi chiedono”. È certamente compito dello Stato gestire con intelligenza il fenomeno migratorio, anche al fine di non suscitare nella popolazione una guerra fra poveri e del risentimento contro gli immigrati e questo è buon senso. Ma non è buon senso anche ricordare, come ha fatto don Federico, che tutti gli uomini sono uguali? Non è buon senso salvare vite umane in pericolo?

Si pongono inevitabilmente delle domande: un cittadino italiano, per il fatto di essere un prete, perde il suo diritto alla libertà di opinione?

Don Federico, ricordando che tutti gli uomini sono uguali, ha fatto politica o piuttosto ha svolto il suo ministero sacerdotale? Un sacerdote può attingere ai fatti concreti o si deve limitare a discutere del sesso degli angeli? Un sacerdote deve parlare l’ecclesialese o si deve calare nella realtà di tutti i giorni?

E ancora ci chiediamo: che cosa porta il circuito mass mediatico a occuparsi dell’omelia domenicale di un prete? Forse il desiderio di accumulare facilmente like e condivisioni? Oppure, poiché l’autorità morale del Papa è inattaccabile, si preferisce “colpire” il sacerdote di periferia? Si sta mettendo in atto una logica squadrista per allertare tutti i preti che si occupano di accoglienza e sociale?

Semplicemente don Federico ha fatto quello che sempre la Chiesa fa e cioè richiamare i valori, senza parteggiare per i partiti politici, di nessun genere, e senza fare propaganda politica (perché citare en passant la frase di un politico non significa fare politica), ma agendo solo in favore dell’irriducibile dignità di ogni essere umano, creato a immagine e somiglianza di Dio.

Si può essere più o meno d’accordo su come gestire il fenomeno migratorio, ma nulla giustifica una gogna mediatica del genere.

La Chiesa in ogni caso è sotto attacco: se non opera è accusata di disinteressarsi delle miserie umane; se opera, le si rimprovera di fare troppo poco o addirittura la si invita a farsi gli affari suoi.

Sembra prendere corpo quanto descritto nel vangelo: “Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non avete pianto” (Lc 7,32) e quanto prefigurato dallo stesso Signore Gesù: “Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me”. Per fortuna la coscienza cristiana ci insegna a obbedire alla voce di Dio piuttosto che a quella degli uomini e in questo sta la libertà del cristiano: non è il chiacchiericcio a definire ultimamente il nostro pensiero e la nostra azione.

Coraggio don Federico! Ti siamo vicini e avanti!

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3 commenti

  • Pietro colonnella
    03/07/2018 alle 13:48

    Forza Don Federico *** il buio delle idee oscurantiste sarà vinto , grazie anche a persone coraggiose come te ***

  • G.C.
    03/07/2018 alle 14:20

    Don Federico ha espresso il puro pensiero cristiano Se per l'immigrazione, come per altre drammatiche problematiche si fosse messo davanti, o meglio al centro l'uomo più di ogni altro proclama politico (da qualunque schieramento possa provenire) ecco che una questione molto delicata come appunto l'immigrazione avrebbe avuto senz'altro una gestione più corretta, legittima e molto più ispirata. Senza questa visione il filo è sottilissimo : .....più che "servire i poveri".....finisce che ci "serviamo" di loro. "Se non vogliamo essere risucchiati in questo itinerario di morte dobbiamo reagire in nome della fede e della ragione. La santità che oggi è richiesta è la testimonianza, nella vita ordinaria, di coloro che, in opposizione al nostro tempo, vivono, come i giusti, di sola fede" (Rm 1, 17). Il pensiero di Salvini, quello politico in genere, deve passare necessariamente per quello cristiano espresso da Don Federico: ..fede e ragione !!.. UNA DIFFICILE MA NECESSARIA CONVIVENZA.

  • Luca Bonacini
    10/07/2018 alle 17:32

    Solidarietà a Don Federico! Boccata d'ossigeno nel vento tossico di odio soffiato da Salvini e compagnia. Grazie!

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