“Papa Francesco in continuità con Benedetto XVI e Giovanni Paolo II – questo va detto con grande chiarezza – ha chiesto alla Chiesa in Italia ancora più coraggio, per adottare comportamenti che fossero trasparenza di Vangelo. Penso ad esempio al suo insistere su tutta la difesa della vita, del migrante come del non ancora nato, dell’anziano come dell’operaio sfruttato. Penso all’invito a mettersi accanto alle famiglie ferite del nostro tempo e a tanti altri stimoli. È evidente che non tutto è stato subito recepito, ma non per cattiva volontà”. Così mons. Nunzio Galantino, segretario generale della Cei e presidente dell’Apsa, in un’intervista ad “Avvenire” all’indomani della nomina da parte di Papa Francesco alla guida dell’amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica. “La verità è che deve essere ancora interiorizzato interamente il lascito del Concilio Vaticano II – spiega mons. Galantino -, cioè una Chiesa che non è fatta per sé ma per gli altri e che se invece è autoreferenziale, non è la Chiesa di Gesù Cristo. Insomma, avevamo bisogno di una buona scossa da parte dello Spirito Santo. E questa scossa ce l’hanno data gli ultimi Papi. E Papa Francesco in maniera abbastanza decisa”. “Credo che la Cei abbia continuato un cammino già iniziato. Evidentemente ognuno di noi porta la sua capacità, la sua passione, il suo linguaggio e il suo modo di relazionarsi con le persone. Ma se non avessi trovato qui un lavoro iniziato dal cardinale Bagnasco, proseguito dal cardinale Bassetti, portato avanti con grande intensità da monsignor Crociata – conclude -, non avrei potuto fare niente. Ho raccolto il testimone e sono andato avanti con le mie caratteristiche. Ringrazio i due sottosegretari, l’economo e tutti i direttori e i dipendenti. Ho fatto un’esperienza di famiglia, accresciuta anche dal dono straordinario di aver condiviso l’abitazione con i direttori e gli aiutanti di studio della Cei.”.

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