A Roma, due ragazzi su tre (66,3%) di età compresa dai 13 ai 17 anni, gioca d’azzardo almeno una volta all’anno; il 36,3% dichiara di essere giocatore abituale, almeno una volta al mese attraverso scommesse sportive, gratta e vinci, slot machine, concorsi a premio. E’ la fotografia che emerge dalla ricerca “Adolescenti e azzardo: cresceranno dipendenti?” condotta dalla Caritas di Roma su 1.600 giovani nelle scuole e nelle parrocchie della capitale. Lo studio, che rivela come il gioco d’azzardo, pur vietato per legge ai minori, appartenga al loro universo e sia loro in qualche modo familiare, legittimato dalla pubblicità e dal comportamento di parenti e amici, è stato presentato questa mattina a Roma ad un incontro presso il Palazzo Apostolico Lateranense nel corso del quale è stata presentata anche una guida per riconoscere e affrontare il problema, realizzata dall’Ospedale pediatrico Bambino Gesù. All’incontro sono intervenuti l’arcivescovo vicario Angelo De Donatis; mons. Enrico feroci, direttore Caritas di Roma; Elisa Manna, responsabile Centro studi Caritas di Roma; Stefano Vicari, responsabile neuropsichiatria infantile Bambino Gesù. Ha moderato il dibattito don Walter Insero, direttore Ufficio comunicazioni sociali diocesi di Roma. Sullo sfondo della ricerca, che però li rilancia, i dati nazionali: secondo il Cnr, in Italia i giocatori d’azzardo almeno una volta l’anno sono oltre i 17 milioni, il 42,8% della popolazione tra i 15-64 anni, contro i 10 milioni nel 2014. Fra questi si contano oltre un milione di studenti (15-19 anni, pari al 44,2% degli studenti italiani). Il numero di minori che in Italia nel 2017 ha giocato d’azzardo è pari a 580.000 minori (33,6 %).

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