Marco Testi

E così siamo alle solite. La fortuna di chi ha avuti insegnanti che tra i libri da leggere in classe hanno scelto “Il giardino dei Finzi-Contini” fa il paio con la recriminazione ormai ricorrente di un’analisi del testo completamente fuori programma. Lo scorso anno il poeta Giorgio Caproni, quest’anno il grande scrittore Giorgio Bassani (1916-2000) e quello che molti considerano il suo capolavoro. Letto forse in alcuni licei classici e scientifici, oppure un ricordo delle letture antologiche del bienni superiori se non addirittura delle medie. Rimane la recriminazione su un percorso iniziato nel triennio superiore a furia di approfondimenti sui grandi del programma, Leopardi, Manzoni, Carducci, Pascoli, solo per fare dei nomi che nel bene o nel male tutti i docenti riescono a inserire e che viene vanificato in questa ansia di sfuggire ai radar delle probabilità attivati nei giorni immediatamente prima della maturità.

Sicuramente più oculate e giuste le scelte interne all’articolo o al saggio breve in ambito artistico-letterario:

la solitudine e le sue facce a livello di arte (Hopper, ovviamente, un Munch finalmente enucleato dall’Urlo, e un bel Fattori contemplativo) con riferimenti a un Petrarca poco conosciuto, quello delle Opere latine, in questo caso il De vita solitaria, e, finalmente, ad un autore di programma, il Pirandello “finale” di un assoluta pietra miliare del Novecento come “Uno nessuno e centomila”, il Quasimodo di cui ricorrono i cinquant’anni dalla scomparsa e due importanti poetesse rappresentate, soprattutto la Dickinson, da liriche non facilissime. Ordinaria generalità nell’ambito socio-economico (la creatività), in quello storico-politico, con le masse e la propaganda, e con l’attualità dettata dalle contraddizioni tra accelerazioni della scienza e Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, forse la traccia più coraggiosa e meno politicamente corretta. Altro tema attuale, bisogna darne atto, è quello di argomento storico, sulla difficoltà di arrivare ad una Europa davvero unita e solidale, con citazioni d’attualità (Aldo Moro) e con il coraggio di tornare ad un altro grande statista cristiano, De Gasperi.

Piuttosto fumoso e eccessivamente complesso rispetto alla brevità sconcertante della traccia proposta, il tema di ordine generale, che affronta il problema, forse non molto dibattuto a scuola, dell’uguaglianza formale e sostanziale della nostra Costituzione.

Niente di nuovo sotto il sole, dunque, alla ricerca di una contemporaneità astratta quando, soprattutto nell’analisi del testo, sarebbe bastato gratificare docenti e studenti per il lavoro di tre anni con un saggio riferimento ai programmi.

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