Antonio, al secolo Fernando Martins de Bulhões, nacque a Lisbona – Portogallo- nel 1195 dove inizialmente entrò nell’Ordine dei Canonici regolari di sant’Agostino. Indossato poi l’abito francescano e mutato il nome di Fernando in quello di Antonio, nel 1220 partí missionario per il Marocco. Ma subito dovette rientrare per una strana malattia e la nave del ritorno, sospinta da venti contrari, anziché in Spagna approdò in Sicilia. Nel convento francescano di Messina fu informato del Capitolo generale dei francescani, che avrebbe avuto luogo ad Assisi. Era la Pentecoste di quel 1221 e qui incontrò san Francesco.

Diventò poi prima un conosciuto predicatore nell’Italia settentrionale e in Francia meridionale e in seguito fu nominato primo insegnante di Teologia francescana dei frati minori nelle scuole di Bologna e di Montpellier (autunno 1224 – giugno 1226). Infine divenne custode della provincia di Limoges e ministro della provincia di Romagna, che si estendeva allora a tutta l’Italia settentrionale. Tra i suoi miracoli è famoso quello che riguarda un bimbo di 20 mesi di nome Tommasino: trovandolo affogato in un mastello d’acqua, invocò l’aiuto del Santo e nella sua preghiera fece un voto: se avesse ottenuto la grazia avrebbe donato ai poveri tanto pane quanto era il peso del bambino. Il figlio tornò miracolosamente in vita e nacque così la tradizione del «pondus pueri» una preghiera con la quale i genitori in cambio di protezione per i propri figli promettevano a sant’Antonio tanto pane quanto il loro peso. Questo miracolo fu all’origine dell’Opera del Pane dei Poveri e poi della Caritas Antoniana. Distrutto dalle fatiche e dall’idropisia, nel 1230 lasciò ogni incarico e si ritirò a Padova nel convento di Santa Maria Madre del Signore. Dopo la morte (13 giugno 1231), il suo corpo per sua espressa volontà restò a Padova. Sant’Antonio era considerato santo già in vita, per le miracolose risoluzioni di casi, molto spesso legati alla famiglia e alle relazioni. Fu proclamato santo «per evidenza» dopo soli 11 mesi dalla morte. Sette secoli dopo, il 16 gennaio 1946, papa Pio XII lo proclamò “Dottore della Chiesa” col titolo di “evangelico”.

Con fama di taumaturgo, Sant’Antonio di Padova è uno dei santi più venerati al mondo, famoso anche come il Santo che aiuta a trovare ciò che è smarrito. La venerazione ha origini popolari, è anche da ricercare nella preghiera del “Sequeri” o“si quaeris miracula”, un responsorio latino in onore di san’Antonio, specialmente per invocare il ritrovamento degli oggetti smarriti (resque perditas). Ecco la versione tradotta dal latino all’italiano: “Se cerchi i miracoli, ecco messi in fuga la morte, l’errore, le calamità e il demonio; ecco gli ammalati divenir sani. “Il mare si calma, le catene si spezzano; i giovani e i vecchi chiedono e ritrovano la sanità e le cose perdute. “S’allontanano i pericoli, scompaiono le necessità: lo attesti chi ha sperimentato la protezione del Santo di Padova. Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.

Anche il nostro territorio ha venerato per lungo tempo il Santo di Lisbona. Tradizioni orali tramandano che il Santo sia invocato per chiedere ogni tipo di grazia: ancora oggi si sente spesso dire “porto un cero a Sant’Antonio”. Le nubili guardavano con riguardoso sospetto questo santo: se il tempo per loro fosse passato senza prendere marito, si rumoreggiava che dovessero “restare per Sant’Antonio”, il loro protettore.

Più comunemente, il Santo è il patrono dei muratori. In questa occasione i muratori si ritrovavano per una messa solenne e un lauto convivio insieme, si benediva il pane che veniva mangiato il giorno seguente a pranzo. Tempi addietro la solennità di Sant’Antonio la cui devozione era fortemente sentita e coltivata dagli abitanti del luogo, era preceduta dalla «tredicina», che solitamente si recitava presso una piccolissima cappella dedicata a S. Antonio da Padova lungo la via Aprutina (oggi Silvio Pellico). (Oggi di questa cappella rimangono la statua del Santo e pochi reperti originali – la campana e le pietre che formano il frontale – che sono stati ricomposti all’interno dell’area verde intitolata a Papa Karol Wojtyla., ndr). Alla festività ci si preparava, 13 giorni prima, invece dei soliti nove giorni della novena. La devozione ha origine dalla tradizione popolare per cui il Santo conceda ogni giorno ai suoi devoti ben tredici grazie. La preghiera da recitare naturalmente prevede 13 invocazioni.

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