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L’anima non è un magazzino

M.Michela Nicolais

“È proprio dello Spirito decentrarci dal nostro io per aprirci al ‘noi’ della comunità cristiana, come pure al bene della società in cui viviamo”. Lo ha detto il Papa, nella catechesi dell’udienza di oggi, infarcita di fuori testo e dedicata agli “effetti che il dono dello Spirito Santo fa maturare nei cresimati, portandoli a diventare, a loro volta, un dono per gli altri”.

“Sempre ricevere per dare, mai ricevere e tenere le cose dentro, come se l’anima fosse un magazzino”,

l’esordio della catechesi: “Le grazie di Dio si ricevono per darle agli altri: questa è la vita del cristiano. Ricevere per dare: non siamo noi al centro, siamo uno strumento di quel dono da dare agli altri”. “La missione della Chiesa nel mondo procede attraverso l’apporto di tutti coloro che ne sono parte”, spiega Francesco: qualcuno, invece, “pensa che nella Chiesa ci sono dei padroni – il Papa, i vescovi, i preti – e poi ci sono gli altri.

No, la Chiesa siamo tutti, e tutti abbiamo la responsabilità di santificarci l’un l’altro, di avere cura degli altri. La Chiesa siamo noi tutti: ognuno ha un suo lavoro nella Chiesa, ma la siamo tutti. Dobbiamo pensare alla Chiesa come a un organismo vivo, composto di persone che conosciamo e con cui camminiamo, e non come a una realtà astratta e lontana. La Chiesa siamo noi che camminiamo, la Chiesa siamo noi che oggi stiamo in questa piazza. Noi: questa è la Chiesa”.

“Il chiacchiericcio non è un’opera dello Spirito Santo, non è un’opera dell’unità della Chiesa: il chiacchiericcio distrugge quello che fa Dio. Per favore, smettiamola di chiacchierare”. È l’invito del Papa non solo per la Cresima, ma ogni volta che usciamo dalla Messa. “Noi nella Cresima riceviamo lo Spirito Santo e la pace, quella pace che dobbiamo dare agli altri”, spiega Francesco: “Ognuno pensi alla propria comunità parrocchiale”, la raccomandazione: “C’è la cerimonia della Cresima e poi ci diamo la pace: il vescovo la dà al cresimato e poi nella Messa la scambiamo tra di noi. Questo significa armonia, significa carità tra noi, significa pace. Ma poi usciamo e incominciamo a spellare gli altri, incominciano le chiacchiere, e le chiacchiere sono guerre. Questo non va.

Se noi abbiamo ricevuto il segno della pace con la forza dello Spirito Santo, dobbiamo essere uomini e donne di pace, e non distruggere, con la lingua, la pace che ha fatto lo Spirito”.

“Nessuno riceve la Confermazione solo per sé stesso, ma per cooperare alla crescita spirituale degli altri. Quanto riceviamo in dono da Dio dev’essere donato affinché sia fecondo, e non invece seppellito a motivo di timori egoistici, come insegna la parabola dei talenti”. “Quando noi abbiamo il seme in mano, non è per metterlo nell’armadio e lasciarlo lì, è per seminarlo”, il monito: non bisogna “ingabbiare lo Spirito Santo”, ma “comunicare il Vangelo, con le opere e le parole, a quanti incontriamo sulla nostra strada”. “Con le opere e le parole, ma le parole buone: quelle che edificano, e non le chiacchiere che distruggono”, conclude il Papa: “Quando uscite dalla chiesa pensate che la pace ricevuta è per darla agli altri, non per distruggerla col chiacchiericcio”.