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Bambini maltrattati

Giovanna Pasqualin Traversa

Nel nostro Paese le vittime di maltrattamento sono quasi 6 milioni, tra bambini di oggi e adulti che lo hanno subito nell’infanzia, ma è una proiezione parziale perché il maltrattamento ai più piccoli non viene adeguatamente studiato ed è sottostimato. Ad accendere i riflettori sul fenomeno è il Cesvi che oggi ha presentato a Roma “LiberiTutti”, il primo Indice regionale sul maltrattamento dell’infanzia in Italia. Secondo Giovanna Baldassi, ricercatrice dell’organizzazione,

i bambini maltrattati “accertati” sono circa 100mila “ma c’è un sommerso difficile da monitorare

che si stima in un rapporto di 1 a 9. Per ogni caso conosciuto dai servizi sociali, altri 9 rimangono sconosciuti”.

Sede della presentazione odierna la sala monumentale della Presidenza del Consiglio dei ministri, nell’ambito della campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi #LiberiTutti, in collaborazione con il Dipartimento delle politiche della famiglia di Palazzo Chigi. Attraverso questo Indice regionale – spiega Daniela Bernacchi, Ceo Cesvi – vogliamo riportare l’attenzione su una serie di misure da adottare, tra cui la necessità di dare vita ad

 una legge quadro nazionale sul maltrattamento dell’infanzia

creando strumenti normativi e amministrativi che facilitino la costruzione di politiche intergenerazionali di prevenzione del maltrattamento dei minori”. Occorre inoltre “destinare risorse specifiche alla prevenzione e alla cura di questo fenomeno e migliorare l’efficacia e l’efficienza della distribuzione delle risorse già esistenti”.

Italia spaccata in due. Tra le regioni con maggiori criticità nella cura e prevenzione del maltrattamento all’infanzia, la maglia nera va alla Campania, ultima in classifica, seguita da Calabria, Sicilia, Puglia, Basilicata, Molise. Male anche Abruzzo e Lazio. Tra le regioni “reattive” la Sardegna (alto livello di servizi nonostante l’alta criticità del contesto), mentre il miglior livello di benessere complessivo dei più piccoli si registra in Emilia-Romagna seguita da Veneto, Friuli-Venezia Giulia e Trentino Alto Adige. A collocare l’Emilia-Romagna sul podio, è il livello dei servizi dedicati; il Veneto è caratterizzato da un’ampia offerta di servizi; il Friuli-Venezia Giulia si distingue per la capacità di accedere alle risorse; il Trentino-Alto Adige per la capacità di acquisire conoscenza e sapere; la Valle d’Aosta per la capacità di vivere una vita sicura e la Liguria per la capacità di vivere una vita sana.

Sui territori con fattori di rischio maggiori i servizi sono “particolarmente deboli”, fa notare il report, mentre le politiche sembrano “il frutto di continui negoziati politici e sociali”. Quindi, “considerata la rilevanza delle differenze territoriali”, secondo Bernacchi,

per delineare strategie efficaci contro il maltrattamento sui bambini serve un confronto Stato-Regioni dedicato,

oltre alla creazione di “un sistema informativo fondato su strumenti di monitoraggio e rilevazione puntuale dei dati”. Concorda Giovanna Messere, funzionario Ufficio Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza: occorre “una mappatura a livello nazionale e locale”.

(Foto: Cesvi)

Casa non è sinonimo di protezione. Ad essere teatro di maltrattamenti per bambini e bambine è soprattutto l’ambiente che più di tutti dovrebbe garantire loro sicurezza: tra il 60% e il 70% di quelli/e tra i 2 e i 14 anni di età ha infatti vissuto episodi di violenza in casa. Un triste fenomeno che l’Indice legge come “conseguenza estrema e troppe volte drammatica di una situazione di disagio che coinvolge le figure genitoriali e il contesto familiare, ambientale e sociale”. Tra i fattori di rischio identificati dal report, risultato dell’aggregazione di 65 indicatori,l’elevato livello di povertà, il basso livello di istruzione dei genitori, il loro consumo di alcol e droghe, la disoccupazione.E i maltrattamenti producono conseguenze nel medio-lungo termine su salute ed equilibrio psico-fisico delle vittime: per Messere si crea “un circuito vizioso di trasmissione intergenerazionale, che solo un intervento esterno, quale ad esempio quello dei servizi pubblici, può interrompere”.

(Foto: Cesvi)

Nel frattempo, in collaborazione con esperti, psicologi e psicoterapeuti, Cesvi ha messo a punto il decalogo #LiberiTutti per offrire consigli pratici e spunti di riflessione a genitori e educatori. Collegata al decalogo, è partita il 1° giugno l’omonima campagna social cui si può contribuire fino al 10 giugno con 2 euro per ogni Sms inviato da cellulare o con 5 o 10 euro per le chiamate da rete fissa al 45535. Obiettivo sostenere la rete IoConto attivata con un programma di prevenzione e cura a Bergamo e provincia, Napoli (VII municipalità) e nell’Unione dei Comuni della Bassa Sabina con un coordinamento tra Roma e Rieti. Le attività prevedono spazi di ascolto per bambini e ragazzi, interventi specialistici per la cura del trauma, supporto a genitori in condizioni di vulnerabilità, rafforzamento del ruolo protettivo della comunità e formazione di operatori specializzati.