Giovanna Pasqualin Traversa

Pierluigi e Gabriella Proietti sono sposati dal 2000 e hanno entrambi alle spalle l’esperienza dolorosa di un fallimento matrimoniale e di una lunga e difficile causa per ottenerne il riconoscimento di nullità. Pierluigi ha un figlio, Gabriella una figlia. Hanno rispettivamente 61 e 63 anni, fanno parte del Centro di formazione Betania della diocesi di Roma e sono la coppia che collabora con don Paolo Gentili, direttore dell’Ufficio nazionale per la pastorale della famiglia della Cei. Saranno loro a guidare i laboratori di consulenza al nuovo corso di alta formazione in consulenza familiare con specializzazione pastorale “La forza dell’amore: vino nuovo in otri nuovi”, promosso a luglio dall’Ufficio Cei e dall’Istituto superiore di scienze religiose Ecclesia Mater della Pontificia Università Lateranense, in collaborazione con la Confederazione italiana consultori familiari di ispirazione cristiana.

“Con l’esperienza di due matrimoni precedenti e con un figlio e una figlia abbiamo conosciuto quello che c’è dietro una separazione o un divorzio, soprattutto per i figli, ed anche il difficile cammino di ripartenza. Un bagaglio di vita vissuta e di sofferenza che portiamo nel nostro impegno”, esordisce Pierluigi. “Per aiutare coppie e/o persone in difficoltà – spiega – è importante avere competenze specifiche. Per questo facciamo formazione nell’ambito dell’antropologia cristiana (teologica e biblica) e delle scienze umane (psicologia e comunicazione), a sposi che si vogliano spenderei nella pastorale familiare e nell’accompagnamento a coppie in difficoltà.

Pierluigi, quali sono le principali difficoltà che emergono dalle loro richieste di aiuto?
“Al cuore di tutto c’è incapacità di dialogare, ascoltarsi e tirare fuori i problemi. Si parla del quotidiano e mai di come ci si sente, di come si sta, e questo crea distanze che si trasformano in sofferenza. E oggi, che predomina l’aspetto emotivo,l’impatto con le difficoltà porta subito al cortocircuito “siamo incompatibili, separiamoci”Cause delle crisi sono talvolta la nascita dei figli, vera rivoluzione copernicana nella vita di coppia, oppure un rapporto non sano con la famiglia di origine verso la quale uno dei coniugi mantiene un rapporto di dipendenza. O ancora la mancanza di equilibrio nei ruoli: la donna non è capace di mettere in gioco la propria specificità femminile e analogamente accade all’uomo con il suo maschile. Da qui nasce una sorta di competizione continua, una gara al dominio all’interno della vita familiare anziché quell’alleanza che dovrebbe esserne la radice.

Essere coppia significa essere alleati, complici, complementari delle diversità, reciproci nel donarsi e nel sostenersi.

Che tipo di aiuto offrite?
Anzitutto accoglienza, ascolto ed empatia. Le coppie le seguiamo in coppia; con le persone singole Gabriella segue le donne e io gli uomini, almeno all’inizio, perché c’è una sensibilità sul femminile che solo il femminile può cogliere e ugualmente per il maschile. Partiamo dall’ascolto non giudicante che crea un clima di fiducia, quindi cerchiamo di individuare i nodi dai quali muoversi per aiutare le coppie a imparare un nuovo modo di stare in relazione e mettere in pratica nuove abitudini. Diamo loro esercizi veri e propri che vanno dal gesto banale di salutarsi la mattina, al risveglio, al fare del rientro a casa un vero momento di incontro.Una palestra, impegnativa ma efficace, a condizione che da parte delle persone ci sia disponibilità a mettersi in discussione e grande umiltà.Abbiamo visto coppie che avevano già avviato l’iter di separazione riconciliarsi e ripartire da zero; altre con problemi minori ma rigide a arroccate sulle proprie posizioni arenarsi del tutto.

Gabriella, i quattro laboratori che guiderete prevedono tra l’altro quattro esercizi curiosi: sposogramma, geniogramma, viziogramma, dominiogramma. Di che si tratta?
Nascono da indicazioni della Scrittura e coniugano sapere teologico e antropologia per scoprire alla luce della Parola di Dio chi siamo davvero, qual è la destinazione della coppia, che cos’è l’amore nel piano divino. E’ un metodo per imparare a lavorare sulla propria relazione, non c’è un momento in cui una coppia possa dirsi “arrivata, e per far sì che

lo sposo e la sposa diventino l’uno il direttore spirituale e il custode dell’altro

In estrema sintesi, nel primo laboratorio dedicato alla comunicazione nella coppia, “sposogramma” ha come riferimento biblico l’inno di Adamo in Genesi quando vede Eva e la definisce “Issha” che in ebraico significa sposa ma anche amica, sorella, amante (stessi significati di “Ish” al maschile). Le quattro dimensioni della vita matrimoniale e l’esercizio intende analizzarne lo status nella coppia per migliorarle/integrarle. In Genesi 3 si dice “lascerà suo padre e sua madre”: con “geniogramma” proponiamo una sorta di albero genealogico nel quale annotare aggettivi positivi e negativi di nonni, genitori, se stessi e coniuge per individuare . con l’aiuto del conduttore del gruppo condizionamenti e ferite psico-affettive ricevute e prendere consapevolezza che tutti siamo stati in qualche modo feriti ma siamo anche tutti feritori.

Gli ultimi due?
“Viziogramma” parte dall’esame dei vizi capitali nella vita di coppia e di famiglia. Ne abbiamo individuato 11, ognuno con la mappa dei comportamenti quotidiani che ne derivano, e invitiamo gli sposi a prendere coscienza dei propri e di quelli del coniuge. Il passo successivo è imparare a farsi da specchio l’uno con l’altro e acquisire strumenti per sostenere l’impegno al cambiamento. L’ultimo laboratorio è dedicato al problema del potere nella coppia all’interno della quale c’è spesso una lotta per il predominio, nemico della comunione. “Dominiogramma” aiuta a prenderne coscienza e ad imparare a confrontarsi in modo costruttivo con il coniuge come davanti a uno specchio.

Dunque autoconsapevolezza, dialogo, relazione.
“Il problema vero è la mancanza di dialogo. Aiutare gli sposi a prendere consapevolezza di sé, dei loro comportamenti e atteggiamenti, e a mettersi di fronte all’altro per parlarsi e ascoltarsi aiuta a recuperare molte situazioni. Il matrimonio è fondamentalmente un’alleanza:

essere complici nel costruire il bene e alleati contro il nemico, ossia tutto ciò che concorre a distruggere l’amore.

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