Le polemiche contro gli insegnanti di Religione Cattolica, trite e ritrite, ma mai così intense come in questo periodo, sono aspre, spesso infondate e, non di rado, mosse da vero e proprio furore laicista. È questa la conclusione alla quale si giunge se si prende in esame quanto scritto in questo articolo apparso su Micromega, firmato dalla Prof.ssa Anna Angelucci, docente di lettere in un liceo romano ed esponente del’Associazione Nazionale Per la Scuola della Repubblica.

L’autrice esordisce prendendo di mira il fatto che, grazie all’intervento di Letizia Moratti, responsabile nel 2003 del Miur (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca), è stata data ai docenti di Religione Cattolica la possibilità di entrare in ruolo, come avviene per qualsiasi altro docente. È bene ricordare che, prima di ciò, gli insegnanti di Religione Cattolica erano gli unici che venivano incaricati di anno in anno per tutta la loro “carriera” scolastica, al punto che tantissimi di loro sono andati in pensione senza essere mai entrati in ruolo. Per anni, tutte le associazioni laiciste muovevano agli insegnanti di Religione Cattolica l’accusa di non essere come tutti gli altri insegnanti, proprio perché non avevano svolto un concorso. Oggi borbottano per l’esatto contrario!

La professoressa continua lamentandosi del fatto che i docenti di Religione Cattolica insegnano in classi ridotte. Non dipende certo dagli insegnanti di Religione Cattolica se le famiglie decidono liberamente di non avvalersi di tale insegnamento. Cosa vorrebbe in alternativa la Prof.ssa Angelucci? Che l’Irc diventasse obbligatorio? Peraltro la situazione da lei descritta è vera solo in parte. Classi con elevatissimo numero di non avvalentesi si hanno solo negli istituti superiori delle grandi città, dove gli alunni – e non le famiglie – possono direttamente scegliere se avvalersi o meno dell’Insegnamento della Religione Cattolica e si capisce bene che se un adolescente ha la possibilità di stare un’ora in meno fra i banchi di scuola non ci pensa due volte! Siamo certi che, se l’attività alternativa fosse obbligatoria (cosa non possibile, come vedremo a breve), il numero degli avvalentesi sarebbe ancora maggiore!

Scrive ancora la Angelucci che i docenti di Religione Cattolica “hanno riconosciuto l’onore della didattica della loro disciplina, mentre i loro colleghi di materia alternativa, se e quando assunti dai dirigenti, svolgono semplicemente una ‘attività’”. Proprio per il rispetto della laicità dello Stato, coloro che non si avvalgono dell’Insegnamento della Religione Cattolica non hanno ulteriori obblighi verso l’istituzione scolastica! A tal proposito, è bene sottolineare che non è assolutamente responsabilità degli insegnanti di Religione Cattolica se le attività alternative non vengono avviate nelle scuole, poiché la loro organizzazione dipende dal Collegio dei Docenti.

La professoressa prosegue affermando che i docenti di Religione Cattolica “non devono mettere i voti ma solo esprimere un giudizio, che non è dirimente ai fini della ammissione o non ammissione alla classe successiva”. Qui viene detta una palese falsità, poiché in sede di scrutinio il voto dell’insegnante di Religione Cattolica ha lo stesso identico valore di quello espresso dagli altri membri del Consiglio di Classe. La Angelucci farebbe bene a condurre le sue legittime battaglie partendo dalla realtà dei fatti e non dalle sue personali ricostruzioni nelle quali sembra confondere la normativa vigente con quelle che sono le sue aspettative. Non è da trascurare il fatto che i docenti di Religione Cattolica sarebbero ben lieti di poter valutare gli alunni come fanno gli altri colleghi!

Si lamenta ancora la docente: “Ecco dunque i docenti di religione immolarsi nelle sedi delle vicepresidenze o tra le funzioni strumentali, ad affiancare i dirigenti nella schizofrenica gestione aziendalistica di quella che un tempo era una istituzione dello Stato con un preciso mandato costituzionale di gratuità, laicità ed esercizio della democrazia (ricordate gli artt. 3, 33 e 34 della nostra bella Carta?). A quando tutti presidi, ops dirigenti, nelle scuole statali?”. Proseguono le menzogne e le imprecisioni. Infatti, negli ultimi anni, per effetto della “Buona Scuola” si è verificato proprio il contrario di quanto esposto ed è diventato sempre più difficile per i docenti di Religione Cattolica assumere il ruolo di vicepreside! Inutile chiedersi quando ci saranno docenti di Religione Cattolica come presidi, visto che già ci sono, poiché, gli insegnanti di Religione Cattolica non sono né dei marziani, né degli appestati, come descritto dalla professoressa Angelucci, ma sono dei professionisti con tutti i diritti e i doveri degli altri insegnanti e che quindi come tali si sono presentati ad un concorso e lo hanno vinto. La docente cita poi gli artt. 3, 33 e 34 della Costituzione per difendere la laicità dello stato, ma pare che non abbia mai letto l’art. 7!

Dopo un’immancabile bordata alle scuole private (chissà cosa c’entrano con la questione dei docenti di Religione Cattolica), la Prof. Angelucci conclude scrivendo che “i docenti, preoccupatissimi di dover lavorare per la prima volta oltre la fine delle lezioni, affidano la loro protesta alle associazioni dei dirigenti, che denunciano insormontabili complicazioni organizzative”. Sicuramente la Prof.ssa Angelucci sarà stata una di quelle docenti che al termine delle lezioni con sarcasmo avrà detto fino all’anno scorso ai colleghi di Religione Cattolica: “Beati voi che ve ne andate in vacanza e non fate niente!” (cosa peraltro non vera, poiché anche se non impegnati negli esami i docenti di Religione Cattolica erano comunque impegnati in altre attività in favore della scuola) e quest’anno si lamenta perché lavoreranno come tutto gli altri!

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