M. Chiara Biagioni

“L’impressione più forte e sintetica è quella di aver sperimentato una Pentecoste. Una pioggia abbondante di Spirito Santo, con i suoi frutti tipici che sono la festa, la gioia, il sentirsi una famiglia, ritrovarsi fratelli. E anche la gratitudine di essere membri di questa Chiesa e l’amore per il Papa e per un Papa come Francesco”. È questa l’onda lunga lasciata a Loppiano da Papa Francesco e ad esprimerla con queste parole, a caldo, mentre ancora sul sagrato del Santuario a Maria Theotokos, il Gen Verde e il Gen Rosso cantano, è monsignor Piero Coda, rettore dell’Istituto Universitario Sophia. Oltre 35 minuti di discorso di fronte ad una platea di 7mila persone. Un discorso che ora chiede “anche un nuovo impegno. Perché le linee tracciate – dice Coda – vanno riprese, meditate e con creatività, fantasia e rischio, messe in pratica. Questa visita segna quindi una tappa nuova non solo per Loppiano ma anche per tutto il Movimento dei Focolari”.

(Foto: Siciliani-Gennari/Sir)

Un discorso lungo, impegnativo. Che cosa l’ha colpita di più?
Mi hanno colpito tre cose. Innanzitutto si tratta di un discorso programmatico che segna una tappa nuova del cammino di Loppiano. Il Papa ha detto che Loppiano è agli inizi. Sono passati 50 anni dalla sua fondazione: è un seme gettato che ha già portato frutti, è cresciuto rigoglioso.

Entra oggi in una fase nuova, in sincronia con questa nuova tappa di evangelizzazione, di conversione pastorale, di lavoro per la cultura dell’incontro che Papa Francesco ha impresso in tutta la Chiesa e che tutta la Chiesa sta vivendo.

Direi quindi, che inizia la fase 2 di Loppiano. Mi ha poi colpito come Papa Francesco dava l’impressione di trovarsi a suo agio nel dare indicazioni che sono prospettiche e di orientamenti di fondo, ma anche molto concrete volte, cioè, a incarnare la vita del Vangelo. Come un padre di famiglia, un saggio maestro spirituale. E ciò che diceva, veniva recepito e continuamente interrotto dagli applausi. E infine una terza cosa. Mi ha colpito il carisma di Pietro in atto. Cioè il ministero di confermare nella fede, invitare a fare memoria fino a dire: lanciatevi in avanti. È il Papa che conferma i fratelli e li spinge a uscire verso una pesca sempre più grande a servizio del Regno di Dio.

Loppiano si è presentata in tutta la sua complessità e ricchezza di presenze, molto diverse tra loro. Nella fase 2 di Loppiano, Papa Francesco chiede ai Focolarini di lavorare per “una cultura condivisa dell’incontro e una civiltà globale dell’alleanza”. Come fare?
Già adesso Loppiano è un segno profetico di questa civiltà dell’alleanza, di questa cultura dell’incontro perché vive, giorno dopo giorno, questa realtà con persone di tutte le vocazioni, di tutte le convinzioni, di tutte le culture.

Mi sembra che il Papa spinge a fare di questo laboratorio una sperimentazione sempre più a larga scala, cioè non solo a immettere continuamente nella varie culture e parti del mondo persone che hanno fatto questa esperienza ma a creare leadership, a partire dai giovani.

E qui c’è il grande tema della formazione che è stato centrale nel discorso del Papa con l’invito a moltiplicare questa esperienza, a farla diventare motore di trasformazione culturale e sociale con una forte base spirituale.

Molti si chiedevano perché il Papa avesse espresso il desiderio di andare a Loppiano e lui stesso all’inizio ha detto di essere venuto qui spinto dal Concilio Vaticano II. Che cosa significa?
Effettivamente Chiara stessa diceva negli anni Sessanta, che Loppiano era chiamata ad essere la città del Concilio. Mi sembra che Papa Francesco individua nell’esperienza oramai pluridecennale del Movimento dei Focolari, un carisma che si è incarnato secondo modalità specifiche ma in diretta sintonia con il Concilio Vaticano II. Significa che questa spiritualità, questa mistica del noi (che il Papa ha sottolineato fortemente) implica uno stile diverso di Chiesa, non gerarchica, non clericale, ma comunionale, sinodale, che cammina insieme, che vive di assemblea, di discernimento comunitario. Vive di dialogo. Questo paradigma di Chiesa, che il Vaticano II ha lanciato, trova nel magistero di Papa Francesco un nuovo impulso. Ed è chiamato oggi a passare dalla convinzione dei cuori e delle menti a prassi sperimentale di vita cristiana. Mi sembra che l’esperienza dei Focolari, con tutti i suoi limiti e nel suo piccolo, è frutto di un cammino dello Spirito Santo in sintonia con ciò che lo Spirito Santo indicava alla Chiesa nel Vaticano II, cioè

una Chiesa comunione, missione, fermento, e lievito di luce, di giustizia e di pace nel mondo di oggi, negli areopaghi più interpellanti e difficili e conflittuali del nostro tempo.

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