Laura Delsere

Il convegno del trentennale, che si è chiuso ieri a Mestre, traghetta il sovvenire verso nuove sfide dopo una stagione 1998-2018 in cui la risposta dei fedeli è andata oltre le aspettative. Abbiamo chiesto a mons. Donato Negro, arcivescovo di Otranto e presidente del Comitato Cei per il sostegno economico alla Chiesa, qual è il ruolo della formazione al sovvenire oggi. E a Matteo Calabresi, responsabile del Servizio promozione Cei, di indicare i prossimi passi della promozione sul territorio.

Eccellenza, quali tra i valori ecclesiali del sovvenire possono aiutare di più la società italiana a ritrovarsi, oltre le tentazioni dell’individualismo, e a guardare con rinnovata fiducia all’azione della Chiesa?
La nostra società ha trasformato i beni in merci, riducendo i legami comunitari a trama di interessi. Ma non pochi problemi del nostro tempo potrebbero trovare soluzione se le energie fossero indirizzate verso la condivisione, e non sugli utili per alcuni, che amplificano le disuguaglianze. Il sovvenire, sul modello della colletta per la Chiesa di Gerusalemme da parte delle altre comunità, per usare i termini di quella cronaca del cristianesimo delle origini, è presentato come “grazia”, “servizio”, “atto di amore”, “gesto di generosità”. E’ un’occasione — kairòs — che ci fa alzare lo sguardo, perché all’origine c’è il dono insuperabile di Dio che nel Figlio ha condiviso la carne dell’uomo. Chiudersi in se stessi è un veleno, e “l’umanità avrà la peggio in ogni scelta egoistica che facciamo” ci ha ricordato Papa Francesco nell’ Evangelii Gaudium.

La fraternità converte i cuori alla tenerezza, radice di partecipazione e corresponsabilità.

A ciascuno di noi è diretta l’esortazione paolina: “Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene” (Rm 12, 21). E ogni passo verso l’amore è un atto di evangelizzazione.

La Cei si è dotata di nuove norme per un’ulteriore trasparenza amministrativa, ben oltre gli obblighi di legge, perché il rendiconto diventi testimonianza di comunione.
Come ci ricorda il Concilio Vaticano II, sulle orme di Cristo che per noi “da ricco che era si fece povero” (2 Cor 8,9), così anche la Chiesa, quantunque per compiere la sua missione abbia bisogno di mezzi umani, non è costituita per cercare la gloria terrena, bensì per diffondere, anche con il suo esempio, l’umiltà e l’abnegazione. Come Cristo infatti è stato inviato dal Padre “a cercare e salvare ciò che era perduto” (Lc 19,10), così pure la Chiesa riconosce nei sofferenti l’immagine del suo fondatore, povero e sofferente, si fa premura di sollevarlo. E nonostante le infedeltà della sua storia, anche recente, su cui restare vigilanti, la Chiesa è stata ed è il più grande luogo storicamente realizzato di circolazione di misericordia.

Calabresi, cambieranno i punti di forza della promozione del sostegno economico alla Chiesa?
La trasparenza resta la chiave di volta. Il 2018 sarà un anno in un certo senso sperimentale, con nuovi modelli di bilancio nelle diocesi, che legano i fondi erogati alla progettazione, alla pubblicazione on line e alla verifica degli obiettivi raggiunti. Nel convegno è emerso chiaramente un nuovo dinamismo, una vivacità che negli scorsi anni non c’era sul fronte della cultura dell’accountability e della partecipazione economica dei fedeli alla missione della Chiesa. Come ha indicato anche l’economo Cei nel suo intervento,

è un’omissione rinunciare a far conoscere le opere dei sacerdoti o gli interventi pastorali e caritativi nati dalla condivisione evangelica, che testimoniano la credibilità della Chiesa.

Sarà importante ora creare nuove sinergie con gli uffici diocesani per le comunicazioni sociali, perché nel flusso di notizie trovi abitualmente spazio il sostegno economico alla Chiesa: dai bilanci alle opere realizzate.

Con che cosa dovrà soprattutto misurarsi la sensibilizzazione nei prossimi anni?
In prospettiva, togliendo il cartaceo, tra dichiarazioni dei redditi precompilate ed invio telematico, questo progressivo livello di sofisticazione potrebbe generare un disimpegno da parte dei cittadini sul fronte della firma, ridotta ad un “flag” in una schermata video tra le tante. Questo richiederà certamente azioni nuove, anche con il Ministero dell’economia, per assicurare condizioni effettive di partecipazione e sovranità dei cittadini. Penso anche ai titolari di modello Cu (ex Cud), non più obbligati a consegnare la dichiarazione e che rinunciano in gran parte a firmare. In quest’ottica saranno possibili nuove forme di partecipazione alla scelta 8xmille. Ad oggi, ricerche sul campo, come quelle Eumetra per il Servizio Promozione Cei, mostrano fin d’ora grandi potenzialità nella sensibilizzazione: ad esempio è premiante puntare sugli incontri formativi, che abbiamo avviato nelle parrocchie. Spiegando il circolo virtuoso del sostegno economico ecclesiale, i cittadini rispondono con interesse e fiducia. Se parleremo di più alle persone, la partita è già vinta.

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