“Paolo VI, il grande ‘timoniere’ del Concilio che aveva condotto con mano ferma quel grande evento e aveva sofferto negli anni successivi per la crisi e la contestazione”. Così il segretario di Stato vaticano, card. Pietro Parolin, ha ricordato Giovanni Battista Montini nei giorni scorsi, intervenendo nella cattedrale di Chioggia, dove ha inaugurato un ciclo di incontri dell’associazione culturale “Il Fondaco” dedicato al tema: “Di padre in figlio”. Al centro del suo intervento – pubblicato sul sito web del settimanale diocesano di Chioggia, “Nuova Scintilla” – in cui ha parlato del 1978, l’anno dei tre Papi, anche le figure di Giovanni Paolo I e Giovanni Paolo II. “Il beato Paolo VI sarà proclamato santo il prossimo ottobre a conclusione del Sinodo dei vescovi dedicato ai giovani, come ha preannunciato Papa Francesco qualche settimana fa – ha aggiunto il porporato -. Per il venerabile Albino Luciani si avvicina la beatificazione, alla quale lo stesso Francesco ha accennato. Mentre Giovanni Paolo II è già santo”. Scelte compiute dalla Chiesa che “ci dicono che realmente abbiamo avuto in dono sulla Cattedra di Pietro figure eminenti non soltanto per umanità, preparazione, capacità di governo, profezia, sguardo capace di leggere i segni di tempi. Ma anche e soprattutto per santità personale”. L’attenzione del cardinale si è poi concentrata sugli anni della crisi e delle “turbolenze” post-conciliari, della contestazione giovanile. “Forse la grandezza di Giovanni Battista Montini – ha affermato – emerge proprio in questi anni travagliati: nel suo lavorare e soffrire per mantenere unita la Chiesa, nel suo riaffermare verità di fede che qualcuno voleva mettere in discussione, nel suo non cedere alla richiesta di chi desiderava condanne definitive e provvedimenti inquisitori ai quali sarebbero probabilmente seguiti scismi”.

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