“È giunto il momento che il presidente scelga di farsi da parte con onore per salvare la nazione dal collasso completo”. Con queste parole i vescovi della Nigeria chiedono le dimissioni del presidente Muhammadu Buhari in un comunicato pubblicato dopo il massacro del 24 aprile nel villaggio di Mbalom, nel quale hanno perso la vita due sacerdoti, don Joseph Gor e don Felix Tyolaha, insieme a 15 parrocchiani. I vescovi nigeriani, che sono a Roma per la visita ad limina, si dicono scioccati e rattristati per il massacro. “Queste anime innocenti sono state uccise per mano di una banda malvagia e disumana – scrivono i vescovi -; i terroristi hanno trasformato la Middle Belt e altre aree della Nigeria in un enorme cimitero”, riferisce l’agenzia Fides. I sacerdoti locali già a gennaio parlavano della presenza dei pastori Fulani, di religione musulmana, nei pressi di Mbalom e della paura dei cristiani: “Rifiutano di andarsene. Stanno ancora facendo pascolare i loro greggi. Non abbiamo armi per difenderci” . “Le loro disperate richieste di aiuto e di sicurezza sono rimaste inascoltate da coloro che avrebbero dovuto ascoltarle” affermano i vescovi riferendosi ai due sacerdoti uccisi: “Avrebbero potuto fuggire, ma, rimanendo fedeli alla loro vocazione sono rimasti a servire il proprio popolo fino alla morte”. I vescovi imputano al governo federale e alle sue agenzie di sicurezza di essere responsabili dell’insicurezza. “Come è possibile che il governo federale si tiri indietro mentre le sue forze di sicurezza chiudono deliberatamente un occhio di fronte alle grida e ai gemiti di cittadini inermi e indifesi che rimangono un facile bersaglio nelle loro case, fattorie, strade ed ora persino nei loro luoghi di culto?”. Da due anni la Conferenza episcopale nigeriana chiede al presidente “di ripensare la configurazione dell’apparato e della strategia di sicurezza”: “Insieme a milioni di nigeriani abbiamo espresso la nostra mancanza di fiducia nelle agenzie di sicurezza, che il presidente ha deliberatamente messo nelle mani degli aderenti ad una sola religione”. L’8 febbraio una delegazione dei vescovi aveva fatto visita al presidente denunciando la crescente insicurezza. “Da allora – sottolinea il comunicato – il bagno di sangue e la distruzione di case e di fattorie sono aumentati in intensità e in efferatezza”. “Come cristiani ci sentiamo traditi in una nazione per la quale continuiamo a pregare e a sacrificarci”. “Visto che il presidente non riesce a garantire la sicurezza del Paese, ha perso la fiducia dei cittadini” affermano i vescovi, chiedendo al capo dello Stato di farsi da parte.

Entra a far parte della Community de L'Ancora (clicca qui) attraverso la quale potrai ricevere le notizie più importanti ed essere aggiornati, in tempo reale, sui prossimi appuntamenti che ti aspettano in Diocesi.

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *