“Sono profondamente turbato dall’attuale situazione mondiale, in cui, nonostante gli strumenti a disposizione della comunità internazionale, si fatica a concordare un’azione comune in favore della pace in Siria e in altre regioni del mondo”. Sono le parole pronunciate dal Papa, al termine del Regina Coeli di ieri. “Mentre prego incessantemente per la pace, e invito tutte le persone di buona volontà a continuare a fare altrettanto, mi appello nuovamente a tutti i responsabili politici, perché prevalgano la giustizia e la pace”, l’auspicio di Francesco, che ai 50mila fedeli riuniti in piazza San Pietro ha detto di aver ricevuto “con dolore la notizia dell’uccisione dei tre uomini rapiti alla fine di marzo al confine tra Ecuador e Colombia”: “Prego per loro e per i loro familiari – ha assicurato il Papa – e sono vicino al caro popolo ecuadoriano, incoraggiandolo ad andare avanti unito e pacifico, con l’aiuto del Signore e della sua Santissima Madre”. Francesco, inoltre, ha affidato alla preghiera dei presenti “le persone, come Vincent Lambert, in Francia, il piccolo Alfie Evans, in Inghilterra, e altre in diversi Paesi, che vivono, a volte da lungo tempo, in stato di grave infermità, assistite medicalmente per i bisogni primari”: “Sono situazioni delicate, molto dolorose e complesse”, ha sottolineato, esortando a pregare “perché ogni malato sia sempre rispettato nella sua dignità e curato in modo adatto alla sua condizione, con l’apporto concorde dei familiari, dei medici e degli altri operatori sanitari, con grande rispetto per la vita”. Francesco ha menzionato anche Luciano Botovasoa, “padre di famiglia, coerente testimone di Cristo fino al dono eroico della vita”, proclamato ieri beato a Vohipeno, in Madagascar: “Arrestato e ucciso per aver manifestato la sua volontà di rimanere fedele al Signore e alla Chiesa, rappresenta per tutti noi un esempio di carità e di fortezza nella fede”, l’omaggio del Papa.

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