GROTTAMMARE – Oggi, lunedì 16 aprile alle ore 18.30, la comunità di San Pio V e l’intera città di Grottammare ricorderà durante la Santa Messa, Don Giovanni Flammini, ad una settimana dalla nascita in cielo.

Pubblichiamo la lettera scritta da Alessandro Testatonda, capo scuot del gruppo Grottammare 1.

Nella notte tra domenica 8 e lunedì 9 aprile il buon Dio ti ha chiamato a casa.
E così, senza scomodare nessuno, nel silenzio di quella difficile notte sei nato al cielo.
Ho aspettato qualche giorno prima di scrivere queste righe. Dovevo rendermi conto che venendo in chiesa non ti avrei più trovato.
Ci ho messo quasi una settimana per entrare tra quelle mura che ti hanno visto parroco per tantissimi anni. Per me da sempre.
Ieri, durante la messa, ho chiuso gli occhi e per un istante ti ho visto passare dal confessionale alla sagrestia. Hai alzato per un attimo la testa, ci hai sorriso e con la mano destra ci hai salutato. Erano piccoli gesti che facevi sempre, ma nel silenzio più totale perché non volevi disturbare l’ascolto della celebrazione.

Sono una persona che osserva molto e vorrei ripercorrere alcune ultime scene di questi difficili giorni. Questo per tenere a mente, per non dimenticare, per congelare quanto vissuto in un momento storico sia mio chee della nostra parrocchia.

Siamo nella notte di Pasqua. La grande Veglia. La prima veglia Pasquale vissuta da tutta la comunità parrocchiale e da tutte le realtà. Un momento storico. La luce del cero pasquale, giunto a metà della navata centrale si spegne. Per pochi attimi la chiesa di San Pio V cade nel buio. Niente di che ci mancherebbe, ma forse un primo segno: il buio! Iniziamo la veglia e le letture ed i salmi scorrono via abbastanza velocemente sino a quando ci alziamo di scatto in piedi e restiamo senza respiro… Don Giorgio al microfono chiede immediatamente se c’è un dottore in chiesa. Sei appena svenuto. Eri seduto su quella che in gergo ecclesiale si chiama presidenza. E la nostra è une bellissima presidenza in legno. Sei fermo lì, immobile, accasciato su quel legno. Quel legno che ti ha visto centinaia di volte presiedere una celebrazione. Sarà la tua ultima volta su quella presidenza. Sarà la tua ultima volta su quel legno. Attimi interminabili di paura. Ti sollevano e ti mettono sopra ad un robusto tappeto. Riprendi i sensi poco dopo ma ti vietano di alzarti e robusti uomini ti portano in sagrestia avvolto in quel tappeto. Altri due segni: Il legno ed il tappeto… come la croce ed il lenzuolo (lo depose dalla croce, lo avvolse con un lenzuolo – Lc 23)

Trascorri una settimana in ospedale, ci giungono notizie che ci tranquillizzano. Sembra che la grande paura sia passata.
E poi alle 5:11 di lunedì 9 aprile arriva la notizia che sei tra le braccia del Padre. Hai raggiunto la tua amata Gerusalemme Celeste. Te ne sei andato senza far preoccupare nessuno, proprio come ha fatto il tuo carissimo amico Gianfilippo. Entrambi saliti al cielo con gli abiti del servizio.

E’ sera e siamo di nuovo tutti in chiesa questa volta per un ultimo intimo saluto. Scout, Azione Cattolica, Cammino Neocatecumenale, la tua famiglia, i tuoi amici. Tutti in ascolto di qualcuno che con le proprie parole potesse in qualche modo placare un dolore forte. Testimonianze e ricordi bellissimi di te. Ma il saluto di Zio Alfred con quella voce tremante “Ciao Don Giovanni” mi leva di nuovo il respiro e mi getta nel buio. Proprio come il buio della Veglia di Pasqua. Ci facciamo forza, veniamo a salutarti per l’ultima volta. Sorella morte ti ha trasfigurato e ti ha spalancato le porte dell’Altissimo. Anche se sei lì dentro non ci crediamo. Non riesco ad andarmene a casa. Non riesco a lasciare la chiesa ma è tardi e all’indomani ci sarebbe stato il tuo funerale.

L’ultimo atto del tuo viaggio terreno è un tripudio di emozioni e sensazioni. Decine di preti ti accompagnano. Molti sono stati tuoi aiuti in questi anni. Poi i due Vescovi. E tutti noi. Prima di lasciarti andar via per sempre dalla tua chiesa che negli anni hai reso una bellissima e curatissima casa, noi scout ci mettiamo tutti intorno a te. Ci sono i piccoli castori, i lupi le cocci, gli esploratori, le guide, i rover e le scolte. E ci siamo noi capi. Intoniamo il canto Al Cader della giornata. Non tolgo per tutta la canzone gli occhi dal tuo feretro. Le parole a tratti non escono dalla bocca. Alzo lo sguardo un attimo per prendere fiato, piangono tutti… piccoli e grandi. Piange anche il cero pasquale acceso dal mattino della tua salita in cielo. Mi piace pensare che in quel momento vedendo i tuoi ragazzi salutarti in quel modo, hai pianto anche tu con loro.

Sarà difficile non sentire più la tua voce che vedendomi arrivare alla messa delle 7:30 del mattino mi dice “ Oh chi c’è… Sandrino e tu?” oppure durante la confessione “Coraggio fratello” esclamato con amore e con fede profonda.
Caro Don Giovanni mi manchi e mi mancherai tanto. Dopo la morte di Giovanni Paolo II, il mio Papa, sono orfano anche del mio caro parroco. Beh forse non sono, e non siamo proprio orfani, ma orfani adottivi. Ci hai lasciato un parroco premuroso e festoso ed un cucciolo di prete che già ha conquistato una pezzo del nostro cuore. Proteggili da Lassù, proteggici tutti da Lassù e guidaci.

Non è stata una settimana facile questa e non riesco ancora a ringraziare il buon Dio per avermela data. Ma una cosa è certa, lo ringrazio perché mi ha donato te… un vero prete, un vero Uomo di Dio.

Ps. Tra le tante foto che ho e che ti ho scattato, ho scelto questa. Era il campo Eg ad Altino. Un campo evacuato ( e distrutto) per 3 volte a causa del mal tempo. Quando sei venuto a trovarci ti sei messo insieme ai ragazzi a rimettere a posto le tende cucina. Beh caro Don Giovanni, continua a tenere ben tesa quella tenda, in modo da proteggere tutti i tuoi ragazzi e tutti noi.

Ciao Don Giovanni

 

 

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