M.Michela Nicolais

Una semplice lapide di pietra, adagiata sulla nuda terra. “Tonino Bello, terziario francescano, vescovo di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi”. Ha voluto essere sepolto qui, nella sua terra natale, accanto all’amata mamma. E da qui comincerà il suo pellegrinaggio il Papa, il 20 aprile, che si concluderà a Molfetta. Ad Alessano, borgo contadino nell’entroterra del basso Salento non lontano dal mare – il suo mare di Novaglie, quello dove andava a fare il bagno – tutto parla di don Tonino, i luoghi ma soprattutto le persone. Come il sindaco, Francesca Torsello, che indossa da meno di due anni la fascia tricolore e avrà l’onore di accogliere Francesco insieme al vescovo.

La tomba di don Tonino

Strigliava i politici. “Essere il sindaco della terra di don Tonino è una grande responsabilità morale – ci racconta – soprattutto per chi fa politica. Don Tonino parlava ai politici strigliandoli e richiamandoli al bene comune, al rispetto nei confronti dei più piccoli e ai più poveri”. Oggi la città di Alessano cerca di raccoglierne l’eredità con scelte e gesti concreti: come quello fatto dal sindaco di non concedere la piazza intitolata a don Tonino Bello – dove c’è la sua casa natale, ora Fondazione che porta il suo nome – per una manifestazione contro i migranti. Per questa scelta, sono arrivati gli insulti pubblici sui social ma il sindaco non si spaventa e non arretra di un centimetro:

“Don Tonino non solo ha detto cose forti, le ha fatte. Ha aperto la sua casa ai migranti, agli albanesi che arrivavano nei primi anni Novanta”.

Oggi Alessano aderisce al progetto Sprar ospitando 50 migranti più 10 disabili: se si sommano questi numeri ai 25 migranti accolti in due case del Comune, si arriva ad una percentuale di accoglienza molto al di sopra della soglia nazionale, su una popolazione di circa 6.500 abitanti. “Proprio in questi giorni sono arrivati due figli piccoli di due famiglie di migranti”, racconta il sindaco spiegando con orgoglio di aver portato in Consiglio comunale una mozione a favore dello “ius soli” per i bambini degli immigrati: è passata con i voti della maggioranza, “speriamo di poter dare loro la cittadinanza onoraria”.

Ammirato ma incompreso. Ad Alessano, ad accogliere Francesco, ci saranno 20mila persone. A fare una stima approssimativa è il vescovo di Ugento-Santa Maria di Leuca, mons. Vito Angiuli, che ha frequentato quotidianamente don Tonino negli anni del seminario a Molfetta e il 20 aprile sarà a fianco del Papa. “Sono una persona fortunata, anzi fortunatissima”, esordisce riportando alla memoria gli anni dell’impegno comune in seminario dal 1982 al 1993, quelli del ministero episcopale di don Tonino a Molfetta, dove ha voluto morire come un padre che vuole restare accanto al suo popolo. “È stato animatore nel 1982, poi padre spirituale, professore e maestro di musica”, precisa mons. Angiuli a proposito di un aspetto forse meno conosciuto della vita di don Tonino Bello, ma che ha reso unica la sua eredità “accattivamente e imprevedibile”, come quella che traspariva dai suoi scritti:

“Ce li leggeva ogni volta, e noi li aspettavamo come il pane fresco di giornata”. A Molfetta don Tonino era ammirato, ma era troppo fuori dagli schemi, testimonia Angiuli: “Era incompreso dovunque, lui soffriva di questo isolamento ma ha saputo accogliere anche questa sofferenza”, così come ha poi vissuto con lucida consapevolezza, offrendolo come un dono, il cancro che lo ha portato alla morte.

Il pathos della vita. La vita ha bisogno di passione: “Di fronte alle passioni tristi, don Tonino ha proposto una vita appassionata”. Nel sottolinearlo, il vescovo di Ugento spiega come sia questo, in sintesi, ciò che resta di lui:

“Una fede colma di umanità, lo stile della vicinanza, un linguaggio che sa parlare”.

Le radici vanno ricercate in una spiritualità molto profonda, di stampo eucaristico e mariano. “Ton Tonino era una sorta di spugna, che assorbiva da tutto e da tutti e poi trasformava”. Il suo capolavoro, per il vescovo, è la mariologia: come il suo ultimo libro sulla Madonna, che è una sintesi di tutti i suoi temi e che il Papa ha portato con sé durante il suo viaggio in Cile e Perù.

Indulgenza plenaria. Mons. Angiuli ci tiene a raccontare come la data del 20 aprile sia stata preparata con un serio itinerario spirituale.

“Abbiamo chiesto alla Penitenzieria apostolica di poter usufruire dell’indulgenza plenaria, non solo il giorno in cui verrà il Papa, ma durante tutte le celebrazioni del 25° anniversario della morte di don Tonino”.

Così, sarà possibile ottenere l’indulgenza plenaria visitando i luoghi di don Tonino: la casa, la chiesa madre e la tomba. Anche i malati, pur non potendo visitare i luoghi, potranno unirsi alla preghiera e lucrare l’indulgenza per sé e per le loro famiglie offrendo la loro sofferenza e la loro malattia. Tra le altre iniziative in programma dopo la visita del Papa, un convegno su don Tonino organizzato congiuntamente dalle Università di Lecce e di Bari, insieme alle Facoltà teologiche di Bari e di Napoli e un convegno il 2 maggio, a Leuca, sulla “convivialità delle differenze”, espressione coniata dal prete salentino come ricetta per garantire un futuro di pace. Da diversi anni, inoltre, ad agosto, si svolge la “Carta di Leuca”, che chiama all’appello i giovani di tutte le culture e religioni per un dialogo sul mare Mediterraneo “come luogo di incontro, pace e fraternità”. Il pellegrinaggio notturno da Alessano a Leuca – una tradizione inaugurata proprio da don Tonino – quest’anno si allargherà a tutta la metropolia di Lecce-Nardò-Otranto-Brindisi-Ugento: i ragazzi faranno il percorso dal 5 al 10 agosto, per poi partire l’11 ed andare a Roma dal Papa unendosi al pellegrinaggio dei giovani in preparazione al Sinodo, il 12 e 13 agosto.

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