GROTTAMMARE – “Al cader della giornata, noi leviamo i cuori a te, tu l’avevi a noi donata, bene spesa fu per te”. Con il canto degli scout si è concluso il funerale di Don Giovanni Flammini nella Chiesa di San Pio V in Grottammare.
La Santa Messa è stata presieduta dal Vescovo Carlo Bresciani e concelebrata dal Vescovo Emerito Gervasio Gestori e da oltre 50 sacerdoti provenienti dalle varie parrocchie della diocesi e da diverse comunità vicine.
Numerosissimi i fedeli che hanno partecipato al rito funebre, molti dei quali appartenenti ai vari gruppi che Don Giovanni, con un amorevole sguardo, aveva sempre sostenuto e incoraggiato.
C’erano i Neocatecumenali, gli Scout, i ragazzi dell’Azione Cattolica, le Vincenziane, il gruppo della Misericordia, e tante altre realtà parrocchiali che erano fiorite sotto la sua guida.

Tutte le varie realtà parrocchiali hanno potuto esprimere in modo armonico il loro affetto, rendendo la celebrazione ancor più commovente, segno questo dell’ottimo lavoro svolto da Don Giovanni che è stato capace di valorizzarle tutte.
Tutti hanno così potuto piangere un secondo padre, un fratello, un nonno. Don Giovanni infatti era per molti uno di famiglia.
A rendere omaggio a Don Giovanni, tra le tante autorità civili: il Comandante di Stazione di Grottammare Domenico Princigalli, il Sindaco Enrico Piergallini e molti membri del Consiglio Comunale.

Don Giovanni lo si poteva trovare tutti i pomeriggi dalle 15.00 in Chiesa a pregare e a confessare. Molte ore infatti Mons. Flammini le dedicava al sacramento della riconciliazione. Stimato anche dai confratelli sacerdoti, ha sempre cercato di portare avanti la comunione e di avere sempre un buon rapporto con tutti.

Il Vescovo Bresciani durante l’omelia ha affermato: Quando ci troviamo di fronte a una vita che si conclude su questa terra, siamo spontaneamente rimandati, come con uno sguardo, sintetico a rileggere la vita che questa persona ha vissuto. Anche in questo momento, di fronte al nostro fratello Don Giovanni, abbiamo questo impulso. Non possiamo quindi non coglierne alcuni aspetti fondanti che sono quelli della vita di cristiano e di sacerdote. Aspetti che devono ispirare la vita di ciascuno di noi. Ciò che ammiriamo e ciò che di bene è stato fatto, lo possiamo infatti cogliere, conservare e imitare.

Nella prima lettura, tratta dagli Atti degli Apostoli, si afferma: “La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un’anima sola e nessuno considerava sua proprietà quello che gli apparteneva, ma fra loro tutto era comune”. Per come lo ho conosciuto, don Giovanni ha cercato di fare di questa frase tutta la sua vita. Lui aveva un cuore benevolo, pronto a cogliere gli aspetti positivi. Non ho mai colto dalla sua bocca una sola parola di critica, mai! Anche quando forse ce ne sarebbe stato motivo. Aveva un cuore che amava questa Chiesa e si è speso completamente per lei, fino all’ultimo istante. È così che è il cristiano, colui che cerca questa unità di un cuore solo e di un’anima sola, non colui che cerca le divisioni. Don Giovanni ha speso la sua vita per questo, perché ci credeva.

Il Vescovo ha poi proseguito riprendendo un’altra frase tratta della prima lettura: “Con grande forza gli apostoli davano testimonianza della resurrezione di Gesù” ed ha affermato: Dare testimonianza è il senso della vita cristiana. È ciò che il sacerdote è chiamato a fare, testimoniare che il Signore Gesù è vivo ed è presente in mezzo a noi. Il sacerdote decide di dare la sua vita per darne testimonianza, per il bene del popolo. È un grande insegnamento per tutti noi e di questo penso che tutti possiamo dare testimonianza che Don Giovanni lo ha fatto e per questo rendiamo grazie a Dio oltre che a lui.

Carissimi su cosa si fonda il nostro stare insieme? Non si fonda sul fatto che siamo simpatici gli uni agli altri, non si fonda su attese umane, si fonda invece sul fatto che il nostro centro di unione è Gesù Cristo, il Risorto, e questo ci aiuta a superare tutto, come ha fatto Don Giovanni. Non a chiudere gli occhi, ma a superare tutto. Rendere testimonianza che Lui è presente e che agisce in mezzo a noi. Quante volte Don Giovanni ha celebrato la Santa Messa per dire questo? Perché è da qui che parte tutto. Perché, se manca questo, tutto il resto è troppo debole. Ci manca la Pietra che regge la casa.

Un altro aspetto, Gesù dice a Nicodemo nel Vangelo: “Dovete nascere dall’alto”. Nicodemo non capisce molto e forse anche noi non avremmo capito molto. Gesù dice: “Dovete nascere dall’alto”. Sì! Dobbiamo cogliere che nasciamo dall’alto quando cogliamo la presenza di Dio e viviamo alla presenza di Dio, facendo tesoro dei sacramenti. Nicodemo dice: “Come può accadere questo?”. Può accadere con la forza della resurrezione. Don Giovanni lo sapeva: con la morte si rinasce. Per questo noi osiamo cantare canti di gioia di fronte alla morte. Assurdo per il mondo, ma noi nasciamo al cielo e per questo abbiamo la gioia.

Don Giovanni molte volte mi ha parlato della sua attività di esorcista. “Eccellenza, non è tanto questione di diavoli, che a volte pure ci sono, ma di povertà di fede. Ci siamo dimenticati i sacramenti, ci siamo dimenticati la preghiera”. Lui ci credeva e quanto tempo ha dato per aiutare a recuperare la fede! Questa è la grandezza del sacerdote che poi porta con sé tante altre virtù. Dobbiamo pensare di cogliere, conservare ed imitare ciò che Don Giovanni ci ha insegnato, affinché anche noi possiamo rinascere dall’alto!

Mons. Bresciani ha concluso l’omelia riprendendo le parole di Gesù nel Vangelo: “Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo?”. Se uno alza lo sguardo al cielo, guarda lontano e le piccole cose di ogni giorno prendono una prospettiva molto diversa. Comprendiamo allora che ci affanniamo per cose che non hanno senso e che litighiamo per cose che non hanno senso e che rispetto alla vita eterna le questioni e i litigi non valgono nulla. Dobbiamo crescere nella fede, tutti.

Vi ho proposto alcune riflessioni che ci aiutano a cogliere ciò che Don Giovanni ha voluto insegnarci e con un atto di vera gratitudine preghiamo che Dio lo accolga in Cielo, attraverso la preghiera di suffragio. Preghiamo perché, l’opera di Dio che ha agito in Don Giovanni in tutta la vita, trovi compimento nella pace eterna, come ricompensa per il suo servo fedele. Don Giovanni, servendo Dio, ha servito la Chiesa e ha servito i fratelli e il Signore che si è “servito” di lui per questo fine lo accolga con un abbraccio nella pace eterna del Paradiso.

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1 commento

  • Mario Vagnoni
    11/04/2018 alle 10:32

    Sono contento di aver incontrato un santo sacerdote come don Giovanni, i suoi insegnamenti e il suo sorriso rimarranno sempre nel mio cuore. Mario Vagnoni.

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