Quello in atto contro l’ex presidente del Brasile, Luis Ignacio Lula da Silva “è un complotto. Anzi direi di più: si tratta di un attacco alla democrazia. Il secondo atto di un colpo di Stato iniziato con l’illegale destituzione di Dilma Rousseff”. A parlare è padre Gianfranco Graziola, missionario della Consolata e membro della Commissione pastorale carceraria, che al telefono da San Paolo racconta a “Popoli e Missione” – il mensile edito dalla Fondazione Missio – il clima di forte destabilizzazione che vive in queste ore un Brasile scioccato dalla condanna a dodici anni per corruzione e riciclaggio all’ex presidente Lula. “In questo momento la popolarità di Lula è ai massimi storici: se indicasse un candidato alle presidenziali, io credo che la gente lo voterebbe – afferma padre Graziola – I poteri forti (l’oligarchia economica e politica e il mercato finanziario) considerano la trappola tesa a Lula il completamento di un vero e proprio colpo di Stato. Quel che temo è che prima o poi arrivi anche la fase tre: un golpe militare o comunque l’ulteriore militarizzazione del Paese”. Il dato positivo di questa azione finalizzata “a togliere di mezzo un simbolo popolare come Lula”, secondo il missionario, “è che in realtà la sua figura non è stata intaccata”.  “La giustizia si sta prestando a un gioco politico – sostiene Gallazzi – per incastrare l’ex presidente. Lui però è riuscito a ribaltare la situazione, a dichiararsi prigioniero politico e perseguitato politico”. Ma questo sgambetto che indigna tutto il mondo sarà forse la sua rivincita: “Io sono convinto che nessuno in Brasile in coscienza, creda veramente che Lula possa aver commesso crimini legati alla corruzione”. La Conferenza episcopale brasiliana a breve si esprimerà sull’arresto e dovrebbe emettere un documento. Già il vescovo italiano Adriano Ciocca Vasino e gli altri leader cattolici della diocesi di São Félix do Araguaia hanno divulgato una nota dove scrivono che è in corso una “persecuzione virulenta nei confronti di Lula”.

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