Pochi giorni fa, l’associazione pro life “Pro Vita” ha affisso un mega manifesto in via Gregorio VII a Roma. Su di esso la foto, tenera e più che innocente, di un feto di 11 settimane con sovraimpresse alcune scritte: “Tutti i tuoi organi erano presenti”, “Il tuo cuore batteva già dalla terza settimana dopo il concepimento”, “già ti succhiavi il pollice”. In basso una ovvia conclusione: “E ora sei qui perché tua mamma non ti ha abortito”, che quasi fa eco a un celebre aforisma di un defunto Presidente degli Stati Uniti, Reagan: “L’aborto viene sostenuto solo da persone che sono nate esse stesse”. Come si può notare, nessun tipo giudizio di tipo etico, né religioso sulla scelta delle donne che hanno abortito, ma solo un richiamo a quello che avviene al feto quando ha 11 settimane. Tanto è bastato per scatenare un putiferio, dettato più da reazioni emotive ed isteriche che da una analisi obiettiva del contenuto di tale pubblicità: cosa infatti può essere considerato offensivo nel mostrare quello che fa un feto a 11 settimane?

Nella giornata di oggi l’ultimo atto: il Comune di Roma ha fatto rimuovere il manifesto perché in contrasto con le prescrizioni previste dal Regolamento in materia di pubbliche affissioni, che vieta espressamente “esposizioni pubblicitarie dal contenuto lesivo del rispetto di diritti e libertà individuali”. Ripetiamo e ci domandiamo: “Come possono un’immagine e delle scritte del genere offendere qualcuno?”. Come direbbe lo scrittore inglese Gilbert Keith Chesterton, siamo davvero nel tempo in cui “fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro. Spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate”.

Quanto accaduto a Roma è estremamente grave: a una associazione è stato impedito di esercitare un diritto costituzionalmente garantito e cioè quello della libertà di opinione, tutelato dall’articolo 21 della nostra Costituzione: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”. È inaccettabile che in una società sempre più democratica e pluralista non si rispetti la posizione, assolutamente legittima, di chi intende promuovere la cultura della vita. Siamo certi che se si fosse trattato di una pubblicità a favore dell’aborto, magari anche con toni più aspri, non ci sarebbe stata nessuna censura, proprio invocando il diritto alla libertà di opinione. Non è ammissibile che solo certe idee abbiano diritto di cittadinanza nel dibattito pubblico, mentre altre sono volutamente oscurate e messe da parte.

Sulla vicenda, che ha avuto una notevole eco sui social, è intervenuto anche Daniele Primavera, noto militante di sinistra e sostenitore nell’ultima tornata elettorale della formazione politica “Potere al Popolo”, già consigliere comunale presso il Comune di San Benedetto del Tronto, che sulla sua pagina facebook ha scritto: “Non credo affatto che questa sia una buona notizia: non gioisco neppure un po’. Ritenere che un feto di 3 mesi debba essere difeso è un diritto. Almeno tanto quanto lo è poter asserire che una donna debba poter decidere della propria maternità.Sono sempre stato a favore della 194, ma non è quello il punto. Gli stessi limiti che la legge impone sono oggettivamente arbitrari: non è che il feto di 89 giorni sia così biologicamente diverso da uno di 91. Non scocca alcuna scintilla divina, non si crea all’improvviso nessuna anima. La materia è complessa, investe la sensibilità delle persone, e poterne discutere è un diritto fondamentale. Anche con manifesti come quello affisso a Roma, che peraltro non aveva neppure un messaggio violento: diceva, banalmente, che se siamo vivi lo dobbiamo al fatto che non c’hanno abortito. […] L’idea che una iniziativa di questo genere debba essere non solo (legittimamente) contrastata, ma addirittura censurata, la trovo aberrante. Mi pare figlia dello stesso fanatismo estremista religioso applicato all’ateismo. E io, da ateo, non lo condivido manco un po’”.

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2 commenti

  • Ilaria
    07/04/2018 alle 20:55

    Non è questione di essere atei o religiosi. Si difende un diritto sancito dalla legge. Mi dispiace molto che proprio tu confonda le cose.

    • Nicola Rosetti
      07/04/2018 alle 21:34

      Esatto! Si tratta di difendere il diritto alla libertà di parola! Credo che Primavera non abbia confuso proprio niente. La sua posizione è chiarissima: non ha nulla a che spartire con l’associazione pro vita, è favorevole all’aborto, ma non condivide l’opera di censura che è stata fatta nei confronti di chi la pensa in modo diametralmente opposto al suo. Io non la chiamerei confusione di idee, ma onestà intellettuale

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