“Coraggio! Non permettiamo alla paura e alla rassegnazione di rallentare o fermare la corsa del Vangelo nella nostra Terra!”: lo ha detto questa mattina a Gerusalemme, al Santo Sepolcro, l’amministratore apostolico del Patriarcato latino, mons. Pierbattista Pizzaballa durante la messa crismale e in Coena Domini che apre le celebrazioni del triduo pasquale. “Continuiamo con gioia a distribuire a tutti il pane della vita! Insistiamo a costruire tra noi e con tutti rapporti di relazioni fraterne e legami di comunione!”, ha esortato l’arcivescovo rivolgendosi ai vescovi, sacerdoti, seminaristi, religiosi e pellegrini presenti. “Quelli che a noi sembrano oggi segnali della fine diverranno, per Sua grazia e per la nostra fede, profezia di nuovi inizi! Buona Pasqua, nella fede che tutto crede, nella speranza che tutto vede, nell’amore che tutto dona!”. Sottolineando che “non si può entrare nel mistero della Pasqua del Signore senza passare per la sua ultima notte in questa città, la notte del tradimento e del rinnegamento”, mons. Pizzaballa ha ricordato “le tante notti della nostra vita e del nostro ministero in questa terra santa e difficile. Non abbiamo bisogno di troppa immaginazione per riconoscere che talvolta anche il nostro ministero sacerdotale e i nostri sforzi di pastori sembrano attraversare la notte. Difficoltà interiori ed esteriori, personali e delle nostre comunità, il clima sociale e politico sempre troppo teso e incerto, la violenza che spesso spaventa e blocca la vita e i progetti, la sensazione di sentirci impotenti e stranieri nella nostra terra e tra la gente, la fuga di tante famiglie cristiane e la paura di restare soli e isolati: sono tante le ragioni che paiono spegnere la fiducia e oscurare la speranza. Come per i discepoli in quella notte, anche per noi le tentazioni della fuga e della rassegnazione, della rabbia e della violenza appaiono come l’unica reazione possibile al tempo difficile che ci è dato da vivere”. Ma la strada proposta dal Signore, ha affermato mons. Pizzaballa, è diversa: “Accettando di entrare fino in fondo dentro le nostre notti, Cristo non si è sottratto alla paura in tutte le sue forme: paura dell’incomprensione e della solitudine, dell’abbandono e del tradimento, della fatica e della sofferenza fisica e psicologica, fino alla morte. Attraverso di essa l’impotenza e il fallimento si trasformano in sorgente di speranza. Cristo non ha vinto la morte fuggendola, ma passandoci dentro, sopportandone con amore il peso e aprendola con fiducia e speranza al mistero del Padre”. “La nostra missione in questa terra – ha aggiunto – pur tra le difficoltà che conosciamo, vissuta però nella fede, nella speranza e nell’amore, nel dono gratuito e generoso di noi stessi, è il nostro modo concreto per fare come ha fatto il Signore perché ci sia risurrezione per noi e per la nostra Chiesa. Non esistono scorciatoie per arrivare a Pasqua: il tradimento e la spada, i sotterfugi e i compromessi prolungano e non accorciano la notte. La vittoria dell’Amore non viene se non dopo il sacrificio dell’Amore. Il Risorto è il Crocifisso! Non vogliamo e non possiamo percorrere altre vie che non siano la gloriosa Via della Croce per una nuova fecondità di vita e di ministero”.

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