“Educazione e cambiamenti sociali ed ecclesiali. L’Azione cattolica dal secondo dopoguerra al Concilio”: questo il tema assegnato ad Angelo Gaudio (Università di Udine) al convegno in corso in Università Cattolica a Milano. Dopo la relazione di Luciano Caimi, che aveva affrontato il profilo educativo dell’Ac tra la seconda metà dell’800, il fascismo e la fine della guerra mondiale, Gaudio ha indicato i passaggi essenziali dell’impegno formativo dell’associazione laicale nel mutato contesto post-bellico e negli anni della ricostruzione. Il relatore ha fra l’altro affermato che in Ac “si rifletteva su come educare a una consapevole attenzione alla società umana nella quale i giovani erano chiamati a vivere e a ricoprire essi stessi un modello di bene comune che potesse far sintesi tra realtà immutata e mutamento”.
Pierpaolo Triani (Università Cattolica) si è poi soffermato nel suo intervento sulle coordinate pedagogiche dell’attuale impegno educativo dell’Ac, a partire da tre interrogativi: quali linee culturali e operative in campo educativo sono andate prevalendo e rafforzandosi nell’ultimo periodo della storia dell’Ac; che cosa è cambiato in profondità nel frattempo tanto da interpellare fortemente la riflessività pedagogica dell’associazione; infine “quali sono le possibili traiettorie che vale la pena percorrere?”. Ripetuti, nella relazione di Triani, i richiami alle indicazioni pontificie, in particolare alle indicazioni che in questi ultimi anni Papa Francesco ha consegnato all’associazione, compreso l’“impegno di pensare il nuovo”, che “chiede all’Ac di sapersi muovere su alcune direttrici di ‘integrazione’ tra ciò è stato fatto in questi anni e ciò che va ‘aggiunto’”.
Fra i punti segnalati: “mantenere la logica della formazione strutturata ma pensare percorsi più agili e capaci di stare ‘in mezzo al popolo’”; “porre la vita associativa e non solo gli ‘incontri’ alla base della dinamica formativa dell’Ac”; rilanciare il peso della formazione individuale; “mantenere la centralità della vita parrocchiale ma imparare ad attivare progetti, e non nuove strutture, anche all’esterno facendosi carico delle urgenze formative della comunità ecclesiale e sociale (formazione dei genitori, formazione alla mondialità, formazione politica)”. Ancora: “valorizzare, in linea con la storia dell’Ac, i nuovi media e i nuovi linguaggi” e “valorizzare al meglio la struttura associativa per sostenere la formazione dei responsabili”.

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