M.Michela Nicolais

“Quanti vengono nella vostra bella terra – e io ho voglia di andarci – possano trovare in voi un riflesso della bellezza di Dio”. Sta in questa aggiunta a braccio – contenuta in un discorso pronunciato il 6 febbraio 2016, durante l’incontro con i Gruppi di preghiera di Padre Pio, nel corso della “peregrinatio” in piazza San Pietro delle urne di san Pio da Pietrelcina e san Leopoldo Mandic nell’anno giubilare – la genesi della visita del Papa a Pietrelcina e a San Giovanni Rotondo. A rivelarlo al Sir è mons. Michele Castoro, arcivescovo di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo, che nel settembre scorso ha formalizzato la richiesta al Papa. “La risposta è arrivata, ed è stata positiva”, commenta il vescovo: “Il 17 marzo avremo la gioia di averlo tra noi”. “Non vogliamo che la sua visita sia soltanto un evento mediatico”, puntualizza Castoro: “A San Giovanni Rotondo ce ne sono continuamente. Vogliamo che sia un evento di grazia, che Papa Francesco venga accolto per confermarci nella fede, per incoraggiarci nel nostro progetto pastorale, per dare una svolta al nostro essere cristiani tramite il suo magistero e i suoi gesti quotidiani”.

Come si sta preparando la diocesi ad accogliere il Papa?
Ogni parrocchia ha elaborato un programma spirituale e pastorale per le ultime due settimane di attesa, ma anche i centri sociali e culturali si stanno impegnando a tenere un convegno sul magistero e sul ministero di papa Francesco. Nella Casa Sollievo della Sofferenza, nei Gruppi di preghiera e nelle attività dei Padri Cappuccini, soprattutto in queste ultime settimane, c’è un crescendo di iniziative di attesa e di preghiera perché la visita del Papa segni una svolta anche spirituale e pastorale.

Nel Giubileo del 2016 San Pio insieme a San Leopoldo è stato indicato come modello di confessore. E la visita del Papa arriva proprio in Quaresima…
Il valore della visita del Papa è anche simbolico: non è un caso che il Papa venga da noi proprio nel cuore della Quaresima, alla vigilia della domenica precedente la Domenica delle Palme, cioè a 15 giorni dalla Pasqua. Farà sicuramente riferimento alla misericordia e al sacramento della penitenza: del resto,

Padre Pio è passato alla storia perché confessava anche fino a 12-14 ore al giorno.

E qui, sul Gargano, c’è la tradizione che nel Santuario di Padre Pio e nel Santuario di Monte Sant’Angelo ci siano a disposizione sacerdoti per la confessione dalla mattina alla sera, senza interruzione: un’iniziativa, questa, che avrà un rilancio con la visita del Papa e un riflesso anche nelle parrocchie.

Dopo don Milani e don Mazzolari, e prima di don Tonino Bello, il Papa ha scelto un’altra figura di prete da additare come modello ai fedeli. Chi era, sotto questo profilo, Padre Pio?
Padre Pio rappresenta una tipologia particolare di sacerdote, in particolare di religioso: era cappuccino e francescano, le cronache dell’epoca non parlavano di lui come di don Milani o Mazzolari, che hanno anticipato il Concilio con la loro predicazione e le loro lezioni dirompenti, profeti di una Chiesa in riforma.

Padre Pio era un frate classico, dedito all’ascolto e alla confessione, vicino a tante persone ammalate e bisognose di conforto. Aveva capito che alla gente andava data anche la possibilità concreta di fare esperienza del sollievo della sofferenza, ed è così che ha dato origine all’ospedale.

Le persone andavano da lui per chiedergli miracoli, gesti taumaturgici, e lui rispondeva sempre: “Non sono io a fare i miracoli, io sono solo un umile frate che prega”. San Pio aveva un’ altissima considerazione del ministero sacerdotale: era un uomo mistico, con un rapporto intimo con il Signore, di cui sono un segno anche le Stimmate, che indicano una partecipazione alla vita mistica di Cristo Crocifisso e risorto. Nello stesso tempo, però, in Padre Pio c’era un’attenzione alla carità: distribuiva tutto quello che gli veniva donato, e l’intuizione della Casa Sollievo della Sofferenza è l’opera vivente di Padre Pio, un ospedale con oltre 900 posti letto e circa 2.700 dipendenti. Un polo di eccellenza sanitaria apprezzato non solo in Puglia ma in tutta l’Italia, dotato di un centro di ricerca riconosciuto a livello europeo. Quando ha fatto costruire la Casa, al termine della sua vita, con un testamento olografo, Padre Pio ha donato tutta l’opera al Pontefice pro-tempore, così oggi “Casa Sollievo” risulta essere proprietà della Santa Sede.

Il 17 marzo, il Papa viene anche a dare un riconoscimento all’ospedale, che si configura con un vero “ospedale da campo” e per sua espressa richiesta vuole visitare il reparto di oncologia pediatrica per dare una carezza ai bambini. Quando lo abbiamo saputo, ci siamo commossi tutti. Poi celebrerà la Messa sul sagrato del Santuario.

Cosa ha da dire un “frate classico” come Padre Pio ai giovani di oggi?
Sicuramente il Santo Padre, il 17 marzo, dirà una parola ai giovani, visto anche l’appuntamento del Sinodo che vedrà in agosto un prologo con il grande raduno dei giovani a Roma con Papa Francesco. La sera prima del suo arrivo, ci sarà una veglia di preghiera nel Santuario, guidata dal segretario generale della Cei, mons. Nunzio Galantino.

Prevediamo l’afflusso di circa duemila giovani, che il giorno seguente parteciperanno alla Messa con il Papa.

I giovani sono attratti da Padre Pio perché è stato un santo dell’essenziale, delle cose che contano davvero. Pur avendo il mondo ai suoi piedi – a San Giovanni Rotondo venivano politici, cantanti, attori, esponenti del mondo della finanza – lui si scherniva continuamente dietro la figura di un frate semplice, che trovava pace soltanto celebrando l’Eucaristia, ascoltando le Confessioni e stando vicino agli ammalati nella Casa Sollievo della Sofferenza.

Padre Pio è stato l’uomo dell’essenziale, del Vangelo vissuto: i giovani ricercano questo tipo di testimoni, che non solo parlano di Cristo, ma Cristo lo fanno vedere nei loro gesti eloquenti. Appunto come ha fatto Padre Pio e come sta facendo Papa Francesco.

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