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Vaticano-Cina: “se il Papa ha deciso per un accordo con il governo cinese, non resta che collaborare perché sia realizzato al meglio”

“Nella Chiesa cattolica, spetta al Papa e ai suoi collaboratori, dopo aver preso tutte le informazioni necessarie e dopo aver ascoltato tutte le diverse opinioni, prendere decisioni per la Chiesa in Cina, come per ogni altra Chiesa nel mondo. Se il Papa ha deciso per un accordo con il governo cinese, non resta che collaborare perché sia realizzato al meglio e di pregare perché dia i frutti migliori. E invece no. Contro papa Francesco è scoppiata una sconcertante rivolta, combattuta con tutti i mezzi, anche spregiudicati”. È quanto scrive lo storico Agostino Giovagnoli in un articolo su “La Chiesa cattolica in Cina” pubblicato da “Vita e pensiero”. “La Chiesa in Cina ha sofferto un lunghissimo inverno”, ricorda lo storico, sottolineando che “anche se piccola, però, la Chiesa cattolica è viva e della sua profonda bellezza spirituale si vorrebbe soprattutto parlare”. “Ma non si può”, osserva Giovagnoli, facendo riferimento al fatto che “da qualche tempo questa Chiesa è al centro di una bufera. Non è stato il governo cinese a provocarla. È una bufera tutta interna al mondo cattolico”. “Tutto è cominciato perché Papa Francesco”, rileva, “vuole restituire alla Chiesa cinese il grande bene dell’unità”. Per superare la divisione ereditata dalla Guerra freddale e le relative conseguenze, “è necessario passare attraverso un accordo con la Repubblica popolare cinese”. “Non è la prima volta che la Chiesa cattolica stipula un accordo con un governo o con uno Stato”, rammenta lo storico, richiamando quelli con Francia, Germania, Stati Uniti, Spagna e Italia. E se oggi i Patti Lateranensi “sono considerati un evento positivo che ha permesso alla Chiesa italiana di liberarsi di un fardello pesante e compiere un lungo cammino”, chiede Giovangoli, “perché non sarebbe possibile tentare un accordo anche con chi governa la Repubblica popolare cinese?”. E puntando il dito contro i “metodi che feriscono” usati da chi vuole impedire gli accorsi, Giovagnoli rileva che “chi li usa vuole fermare il Papa e impedire l’accordo, senza peraltro proporre alternative. Le sue ragioni sono comprensibili. Ma sono ragioni politiche, che non riguardano la Chiesa in Cina”.