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Cose da sapere sui migranti, 4: Gli immigrati ci rubano il lavoro

Abbiamo deciso di pubblicare in 10 puntate l’opuscolo realizzato dalla Caritas Italiana sulle “cose da sapere su migranti e immigrazione”.

1. Basta salvataggi in mare
2. Gli immigrati sono troppi
3. Tutti in Italia. in Europa?

LA GENTE DICE…..
“Lavoro, il posto fisso c’è ma solo per gli stranieri” www.ilgiornale.it
“Via l’obsoleto lavoratore italiano, così fissato con arcaiche richieste come paga decente e qualche diritto qua e là, dentro il prodotto più performante, il lavoratore migrante, che non rompe le scatole e si accontenta di due soldi” www.ilprimatonazionale.it

I FATTI
Quello dei lavoratori stranieri è un vero e proprio esercito. Il loro fortino è protetto dalle mura di casa: tra i domestici gli immigrati sono infatti ben il 74%. Non solo. Tra i venditori ambulanti, gli stranieri superano gli italiani e il loro peso cresce di anno in anno anche tra pescatori, pastori e boscaioli (sono il 40%). E gli italiani? “Si sono spostati verso professioni più qualificate, liberando le fasce produttive più basse”. Un esempio: nei campi i migranti fanno i braccianti, ma quasi il 90% degli agricoltori specializzati è italiano. Che lavoro fanno dunque i padri e le madri degli oltre 800mila bambini in attesa dello ius soli? A rispondere è l’ultimo “Rapporto sull’economia dell’immigrazione”, a cura della Fondazione Leone Moressa. I numeri: dal 2008 al 2016 la presenza dei lavoratori stranieri si è fatta sempre più evidente, da 1,7 milioni si è passati a 2,4 milioni (+41%). Nello stesso periodo, il loro peso sul totale degli occupati è cresciuto dal 7,3% al 10,5%. Gli immigrati restano però occupati prevalentemente in lavori di media e bassa qualifica. Oltre un terzo degli stranieri (35,6%) esercita infatti professioni non qualificate, il 29,3% ricopre funzioni da operaio specializzato e solo il 6,7% è un professionista qualificato. Quello che più salta agli occhi è la loro concentrazione in alcuni settori: in base agli ultimi dati della Moressa, il 74% dei collaboratori domestici è infatti straniero, così come il 56% delle badanti e il 51% dei venditori ambulanti. E ancora: il 39,8% dei pescatori, pastori e boscaioli è d’origine immigrata, così come il 30% dei manovali edili e braccianti agricoli. Gli stranieri restano invece esclusi dalle professioni più qualificate. Un ambito particolarmente interessante per osservare le differenze è quello dell’occupazione femminile. In Italia sono occupate 9,5 milioni di donne e di queste oltre 1 milione sono straniere. Tra le collaboratrici domestiche, le immigrate sono il 72%, tra le badanti il 58%. Le donne straniere non riescono invece ad accedere alle professioni più qualificate (insegnanti, procuratori, avvocati). L’analisi per settori aiuta a capire meglio. Nel commercio, oggi gli immigrati fanno i venditori ambulanti, mentre gli italiani gestiscono e pianificano le vendite, oppure occupano posizioni da commesso (dove superano abbondantemente il 90% del totale degli occupati). Nell’edilizia, i lavoratori stranieri sono 240mila, con un’incidenza del 17%, ma fanno professioni ben precise: sono il 30% degli operai edili e dei manovali, mentre sono loro quasi precluse professioni come ingegneri o architetti (dove gli italiani detengono il monopolio). E ancora: in agricoltura il 29% dei braccianti agricoli è straniero. Gli agricoltori e gli operai specializzati sono invece nell’87% dei casi italiani. Quanto ai servizi alle persone, i migranti hanno il monopolio dei lavori domestici e dei servizi di cura, la loro presenza è invece irrilevante nei lavori di estetista. Insomma, stando ai ricercatori della Fondazione Moressa, “la crescente scolarizzazione della popolazione italiana e la maggiore partecipazione femminile al mercato del lavoro ci hanno spinti verso professioni a più alta specializzazione. I dati Istat sul mercato del lavoro dimostrano che l’occupazione immigrata e quella autoctona in Italia sono parzialmente concorrenti e prevalentemente complementari”.

LA CHIESA SI IMPEGNA
Lo sfruttamento lavorativo è una delle piaghe che affligge quasi 21 milioni persone nel mondo; in Italia sono centinaia di migliaia le vittime di sfruttamento lavorativo ed in particolare le categorie vulnerabili fra cui i lavoratori stranieri. Lo dicono le stime di organizzazioni internazionali (ILO) ed europee (Eurostat) e diverse ricerche condotte anche in Italia. Lo confermano infine, gli esiti della ricerca condotta dalla Caritas Italiana attraverso il monitoraggio delle attività del progetto Presidio, l’iniziativa che opera in favore dei lavoratori stranieri irregolarmente impiegati in agricoltura, in molti territori italiani nei quali il fenomeno appare più radicato. Grazie all’impegno delle diocesi coinvolte è stato possibile raccogliere le storie, ricostruire il profilo, individuare le principali criticità segnalate dai lavoratori non solo in termini di violazioni di diritti collegati alla prestazione lavorativa, ma anche, più in generale, dei diritti della persona. Gli operatori diocesani attraverso Presidi fissi e mobili garantiscono accoglienza, ascolto e accompagnamento; informativa, consulenza e orientamento legale; orientamento al lavoro, consulenza di informazione sociale e assistenza nel disbrigo di pratiche amministrative. Questo impegno ha permesso di farsi carico di circa 5mila persone le cui gravi condizioni di lavoro sono state innanzitutto fatte emergere attraverso la pubblicazione di un rapporto contenente tutte le informazioni della unica Banca dati strutturata in tema di lavoro agricolo.