Due sacerdoti messicani sono stati brutalmente uccisi nelle prime ore di lunedì mattina lungo la strada che collega Taxco de Alarcón a Iguala, nello stato del Guerrero, uno dei più violenti del paese. Un sanguinoso agguato, da parte di un commando che ha bloccato l’auto sulla quale viaggiavano padre Germán Muñiz García e padre Iván Añorve ed ha aperto il fuoco, uccidendo i due sacerdoti e ferendo le altre tre persone che viaggiavano con loro, tra cui un insegnante che ora lotta tra la vita e la morte. Avevano trascorso la festa della Candelora nella vicina comunità di Julantla. Padre Germain Muñiz García era originario di Apango, nel comune di Mártir de Culiapan, ed era parroco di San Cristóbal en Mezcalanella, diocesi di Chilpanchingo-Chilapa; padre Iván Añorve Jaimes era parroco della Sacra Famiglia a Las Vigas, nell’arcidiocesi di Acapulco.
In un comunicato firmato dal cancelliere vescovile, la diocesi di Chilpanchingo-Chilapa si augura che i “fatti siano chiariti velocemente” e condanna questo e gli altri episodi che continuano a portare morte nella regione di Acapulco. L’arcidiocesi di Acapulco, dal canto suo, oltre a chiedere giustizia a pregare per i sacerdoti uccisi e le loro famiglie, sottolinea in una nota ufficiale: “Non cediamo all’impegno di costruire la pace nella nostra famiglia, nella nostra comunità, nel nostro Stato, nella nostra patria. Chiediamo al Signore tutti i giorni questa pace. Tutti i giorni gettiamo parole e gesti di pace nei nostri sentimenti e pensieri”.
Restano tutte da accertare le cause dell’agguato. E poco ancora si sa dell’attività pastorale dei sacerdoti assassinati. Sicuramente sulla situazione di violenza sono intervenuti spesso negli ultimi tempi i vescovi della zona e in particolare il vescovo di Chilpanchingo-Chilapa, mons. Rangel Mendoza. Domenica, per esempio, secondo quanto ha riportato la stampa locale, di fronte alla catena di omicidi senza fine che insanguina la diocesi, il vescovo si era chiesto come mai la barbarie continuasse nonostante il territorio fosse blindato dalla presenza dell’Esercito: “O il male è dentro di noi o qualcuno apre e chiude la porta ai criminali”, aveva aggiunto.

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