“Prima che i bambini rohingya ritornino dal Bangladesh, è necessario che in Myanmar siano garantite migliori condizioni di sicurezza e accesso umanitario senza restrizioni”. È quanto dichiarato da Justin Forsyth, vice direttore generale dell’Unicef. Al grande campo di Kutapalong in Bangladesh sudorientale sono presenti 688.000 rifugiati rohingya che hanno superato il confine dello Stato di Rakhine in Myanmar per arrivare in Bangladesh a causa delle violenze nell’agosto dello scorso anno. “Il 58% dei rifugiati sono bambini, molti dei quali ancora traumatizzati da esperienze di violenza”, ha dichiarato Forsyth dal campo per rifugiati di Kutapalong. “È fondamentale che i loro diritti e bisogni in termini di protezione e aiuti siano al centro di ogni accordo per il ritorno delle famiglie in Myanmar. Il ritorno dei rifugiati in Myanmar deve essere volontario, sicuro e dignitoso”. “Negli ultimi giorni abbiamo ricevuto notizie di incendi e colpi di arma da fuoco nei villaggi lungo il confine. Finché la sicurezza e il benessere di ogni bambino che tornerà in Myanmar non saranno garantire, è prematuro parlare di rimpatri – ha aggiunto Forsyth -. Le autorità del Bangladesh meritano grande stima per tutto quello che hanno fatto per aiutare queste persone disperate. Grazie al loro lavoro, le più terribili conseguenze potenziali di questa tragedia umana sono state evitate nonostante le circostanze incredibilmente difficili”. Forsyth ha anche aggiunto che, visto l’arrivo della stagione delle piogge, c’è ancora tanto da fare. “Le condizioni nei campi sono indubbiamente difficili: il sovraffollamento, la mancanza di acqua pulita, servizi igienici, cure mediche e istruzione stanno mettendo particolarmente a rischio i bambini”.

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