Massimo Giraldi e Sergio Perugini

Martedì 23 gennaio, alle 14.20 ora italiana, sono state annunciate le nomination agli Academy Awards per la 90ª edizione dei premi Oscar, cerimonia che si terrà a Hollywood il prossimo 4 marzo. L’Agenzia Sir e la Commissione nazionale valutazione film della Cei hanno seguito in diretta le nomination, per un commento sulle scelte dell’industria del cinema statunitense.

Tutti i film favoriti, in testa “La forma dell’acqua”. A guidare le nomination per gli Oscar 2018 è il film “La forma dell’acqua” (“The Shape of Water”) di Guillermo del Toro, già vincitore del Leone d’oro alla 74ª Mostra del Cinema di Venezia. Il regista messicano ottiene con la sua favola dark-romantica ben 13 candidature, tra cui i premi pesanti: miglior film, regia, attrice protagonista Sally Hawkins, attrice non protagonista Octavia Spencer e attore non protagonista Richard Jenkins. L’opera di del Toro è seguita, ma a distanza, con 7 nomination sia da “Dunkirk” di Christopher Nolan che da “Tre manifesti a Ebbing, Missouri” (“Three Billboards outside Ebbing, Missouri”) di Martin McDonagh. Il primo, il kolossal britannico sulla battaglia di Dunkerque, ottiene molte candidature tecniche ma entra anche in categorie chiave come miglior film e regia. Il secondo, il dramma della madre del Missouri che si batte con coraggio per avere giustizia per la figlia vittima di violenza, si conferma uno dei principali competitor per gli Oscar. È infatti presente nelle categorie più rilevanti, tra cui miglior film, sceneggiatura e soprattutto interprete femminile, la favorita Frances McDormand, nonché per gli attori non protagonisti, Sam Rocwell e Woody Harrelson.

Era dato come probabile candidato nella categoria miglior interpretazione maschile – quella di Gary Oldman nei panni del Primo ministro inglese Winston Churchill – “L’ora più buia” (“Darkest Hour”) di Joe Wright, ma in realtà oltre a quella nomination ne raccoglie ben 6 in totale compresa quella per miglior film. Altre 6 nomination per “Il filo nascosto” (“Phantom Thread”) di Paul Thomas Anderson, opera che si aggiudica in particolare la nomination per la regia e l’interpretazione di Daniel Day-Lewis, già tre volte premio Oscar.

Come da previsione, si conferma la presenza del regista italiano Luca Guadagnino con 4 nomination per “Chiamami col tuo nome” (“Call Me by Your Name”), tra cui miglior film, sceneggiatura non originale di James Ivory e miglior attore, il giovane Timothee Chalamet. C’è poi, la commedia arrabbiata e malinconica “Lady Bird”, che conquista 5 candidature, tra le quali miglior film, regia dell’esordiente Greta Gerwig e interprete femminile Saoirse Ronan, vincitrice già del Golden Globe. Per le interpretazioni femminili, si segnalano quella di Margot Robbie e Allison Janney, rispettivamente figlia e madre nel biopic “I, Tonya”. Tra le sorprese troviamo “Scappa. Get Out” di Jordan Peele, un thriller-horror che permette all’attore protagonista Daniel Kaluuya e allo stesso regista di essere nominati nelle categorie di riferimento.

Chiudiamo con i titoli che si contendono il premio per il miglior film straniero: “A Fantastic Woman” (Cile), The Insult (Libano), “Loveless” (Russia), “On Body and Soul” (Hungary) e “The Square” (Svezia); il film svedese di Ruben Ostlund ha già ottenuto la Palma d’oro al 70° Festival di Cannes nel 2017.

Il punto della Cnvf: nomination prevedibili e “politically correct”… Il ruggito di Venezia
Ci sono diversi aspetti da rilevare dalle nomination 2018. Anzitutto, si riscontra una certa prevedibilità nelle candidature, largamente ipotizzate negli ultimi mesi e rese ancora più esplicite dai Golden Globe. Tante, a ben vedere, sono le accortezze che ha preso l’Academy per non incendiare l’aria hollywoodiana già molto tesa dopo il “caso Weinstein”. Spazio dunque all’esordiente Greta Gerwig nella categoria per la miglior regia, dopo l’imbarazzo nella serata dei Goden Globe quando l’attrice Natalie Portman aveva messo in evidenza l’assenza di una donna nella rosa dei candidati al premio. Ancora, ampia è la presenza di attori afroamericani nelle categorie per gli interpreti, dopo i dissidi delle edizioni precedenti. E sempre sulla scia delle polemiche degli ultimi mesi, è stata riconosciuta una nomination al film “Tutti i soldi del mondo” (“All the Money in the World”) per l’attore non protagonista Christopher Plummer che ha sostituito a riprese terminate (in tempi record) il collega Kevin Spacey, coinvolto in accuse di molestie. Insomma, Hollywood sembra decisa a prendere coscienza dei propri errori dando un segnale di cambio di passo.

Colpisce con piacere l’attenzione verso temi sociali importanti e attuali, come quello della giustizia in “Tre manifesti”, del superamento della paura dell’altro nel film “La forma dell’acqua”. Il tema della memoria storica è presente poi in “Dunkirk” così come in “The Post”, sul giornalismo di inchiesta, di verità. I dialogo interreligioso, inoltre, è al centro del film “The Insult”.

Con soddisfazione possiamo rilevare che da anni ormai la Mostra del Cinema di Venezia, sotto la guida di Paolo Baratta e Alberto Barbera, è attenta a intercettare le opere più interessanti e valide del cinema internazionale. È da Venezia, infatti, che vengono “La forma dell’acqua”, “Tre manifesti” e “The Insult”, per i citare i titoli di primo piano.
Per finire, notiamo il ritrovato successo di titoli ormai classici come “Star Wars” (nomination per “Star Wars. L’ultimo Jedi”, 8° episodio della saga) oppure “Blade Runner”, con l’atteso seguito del rivoluzionaria opera di Ridley Scott (“Blade Runner 2049”, firmato da Denis Villeneuve). Un segnale che Hollywood non smette mai di rileggere e riattualizzare se stessa, il proprio mito.

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