DIOCESI – “La nostra vita è come un viaggio, analogo a quello dei Magi o a quello del popolo Ebreo in uscita dall’Egitto. Forse non sempre ne siamo consapevoli, ma questo viaggio nella vita ha una meta che il nostro cuore spontaneamente desidera, anche se non sempre riesce a darle il giusto nome. Anche i Magi con la loro sapienza cercavano in cielo alla ricerca di una risposta alle loro attese”.

Con queste parole il Vescovo Carlo Bresciani ha aperto la sua riflessione durante la festa dell’Epifania, celebrata nella Chiesa Cattedrale Madonna della Marina.

Il Vescovo Bresciani ha poi affermato: “Essi si sono messi in cammino sapendo fino a un certo punto quello che cercavano: avevano fiducia nella stella e pensavano, forse, ad un re potente che liberasse il mondo da ogni ingiustizia, ma la stella li orientava a qualcuno di molto più grande di un re umano, uno che essi ancora non conoscevano.
Anche il popolo Ebreo uscendo dalla schiavitù di Egitto si è messo in cammino desiderando la libertà e la liberazione dalla schiavitù: cercava, con la guida di Mosè, una terra di libertà confidando che Jahvè l’avrebbe data loro, come aveva promesso. Ma per trovarla dovevano mettersi in viaggio.

Se ci guardiamo attorno, se guardiamo anche dentro di noi, ci scopriamo tutti in cammino, carichi di una grande speranza: quella di trovare finalmente una casa di pace per il nostro cuore inquieto.

Quanto agitarsi nel mondo, quanta attesa e desiderio di trovare ciò che dia pace al nostro povero cuore umano! Se osserviamo attentamente, non possiamo che constatare che, come i Magi, siamo un popolo in ricerca, un popolo che cerca spasmodicamente anche solo un angolo di felicità.

Il cammino dei Magi, di cui oggi la liturgia ci fa fare memoria, è un po’ il cammino di ciascuno di noi. Anche noi scrutiamo in qualche modo il cielo alla ricerca della buona stella, o, forse, ci limitiamo a scrutare le occasioni terrene; anche noi ci mettiamo in cammino inseguendo la stella che ci pare di aver scoperto e che sembra prometterci la felicità sperata. Talora siamo ingannati dalle apparenze e ci troviamo impantanati nelle sabbie di una vita arida come il deserto; talora incontriamo delle piccole oasi di acqua fresca e, scambiandole per sorgenti perenni, ci lasciamo illudere di essere arrivati alla meta: presto costatiamo che la sorgente si prosciuga e che siamo di nuovo arenati in aride sabbie senza vita. Altre volte, strade che sembravano sicure e molto promettenti ci hanno portato a scontrarci con i morsi velenosi di una vita svuotata e impantanata in pastoie apparentemente indistricabili.
Ma nonostante tutto questo, siamo un popolo in cammino e non possiamo farne a meno. Importante allora è trovare la stella giusta e lasciarci guidare da essa, come hanno fatto i Magi. C’è una stella che ci avvisa che c’è una meta sicura. Se ci lasciamo guidare da lei, quella meta la raggiungeremo: è la meta che stiamo cercando da una vita. La stella è qui, in questa chiesa, essa brilla anche per noi e vuole guidarci. Essa ci invita a non temere di rimetterci sempre di nuovo in cammino, anche se, come i Magi, ci fosse capitato di sbagliare casa e di bussare alla porta di un Erode menzognero e ingannatore.
Questa stella ci indica che la meta da noi tanto cercata, come la cercavano da sempre i Magi, è posata su quella grotta dove giace il Figlio di Dio: la meta del viaggio della nostra vita è proprio Dio che ci viene incontro rivestito di umanità in Gesù, il figlio di Maria di Nazareth. È quello che ha scoperto anche S. Agostino, dopo aver vagato attraverso tutto il sapere del suo tempo, per scoprire alla fine che l’unico capace di dare riposo al suo cuore inquieto era esattamente Gesù. Solo allora il suo vagare senza meta è cessato e ha trovato pace.

Poiché la nostra vita è un viaggio, i Magi oggi ci ricordano che questo viaggio ha come meta l’incontro con Gesù, non soltanto l’incontro finale con lui al termine terreno della nostra esistenza, quando saremo chiamati al suo cospetto, ma l’incontro con lui come guida sicura verso Dio Padre.

Con lui il cammino verso quella inevitabile meta finale può essere percorso con sicurezza e possiamo giungere alla meta non con il cuore di Erode, ma con quello adorante dei Magi, di Maria e di Giuseppe.
Che cosa ha sorretto i Magi nel loro viaggio? La fiducia nella stella, hanno saputo fidarsi. Dando fiducia alla stella, hanno dato fiducia alla loro vita e, sia pure non senza difficoltà, hanno raggiunto la meta. Anche il popolo d’Israele ha dovuto dare fiducia alle promesse di Dio e alla guida di Mosè: si è trattato di un viaggio lungo quaranta anni, non privo di tante difficoltà, ma Dio è stato fedele alle sue promesse e alla fine hanno trovato la tanto agognata terra fertile.
Senza dare fiducia non si intraprende nessun viaggio nella vita. Di fondamentale importanza è a chi diamo fiducia: non ogni cosa la merita, non ogni promessa ha senso e fondamento. Dietro l’angolo c’è sempre la tentazione di costruirsi un vitello d’oro che promette false sicurezze, ma che inganna come tutte le cose morte ingannano. C’è sempre la tentazione di affidarsi a falsi profeti, che non mancano mai, e non cessano di ingannare l’ingenuità umana.
La stella dei Magi oggi ci ricorda che l’unica guida sicura verso Dio è Gesù: egli è la via, la verità e la vita. Solo se seguiremo fedelmente lui, il nostro cammino nella fede giungerà a quella beatitudine che Dio ha promesso agli uomini amati da lui.
In quest’anno pastorale stiamo riflettendo sul nostro cammino nella fede: il nostro personale e quello della nostra chiesa diocesana. Prendiamo esempio dai Magi, impariamo da loro a saperci mettere in cammino per incontrare Gesù ogni domenica, per ascoltarlo in quanto ha da dirci, per adorarlo e per ringraziarlo con il dono del nostro amore.
Come i Magi non andarono a Gesù isolati, ma ci andarono insieme, anche noi andiamoci ogni domenica con la nostra famiglia. I Magi ci andarono come famiglia di sapienti, noi andiamoci come famiglia unita nella fede e nell’amore per Dio e tra di noi. Sarà un vero dono a Gesù, più prezioso dell’oro, della mirra e dell’incenso che generosamente i Magi deposero ai suoi piedi”.

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