Accompagnati dal vescovo di Bariloche, mons. Juan Jose Chaparro, e da rappresentanti dell’Associazione permanente per i diritti umani (Apdh), i magistrati incaricati di seguire il caso si sono recati stamattina nella residenza della comunità “mapuche” di Villa Mascardi (nella provincia del Rio Negro) dove sabato scorso – nel corso di uno scontro armato con le guardie della Prefectura Naval argentina – è stato ucciso il giovane Rafael Nahuel (22 anni) appartenente all’organizzazione “Lof Lafken Winkul Mapu”. Rafael, secondo la stampa locale, era un giovane operatore sociale ritenuto estraneo a dinamiche di lotta violenta.
Secondo le prime ricostruzioni, lo scontro – attualmente sotto indagine – sarebbe avvenuto tra membri del gruppo militare Albatros – che in seguito ad un’ordinanza giudiziaria dovevano custodire le terre adibite a parco nazionale dopo lo sgombero di giovedì scorso – e una ventina di membri della comunità mapuche, probabilmente legati al gruppo radicale Resistencia ancestral mapuche (Ram), che avrebbero tentato di tornare in possesso di quello che considerano un loro territorio.
Mentre dal ministero della Sicurezza si parla di una “escalation” di violenza , si attende che il magistrato federale, Gustavo Villanueva, possa concretamente avviare sul posto i rilievi e le successive indagini, per chiarire le circostanze della morte di Rafael Nahuel.
È di ieri la notizia che alcune attiviste mapuche hanno fatto irruzione nella cattedrale di Bariloche durante la messa, chiedendo giustizia e danneggiando alcuni banchi e alcune immagini sacre.
La diocesi di San Carlos de Bariloche, dal canto suo, ha emesso ieri un comunicato nel quale si esprime il dolore per la morte del giovane e si rivolge un appello al dialogo, chiedendo di non entrare in una spirale di violenza.

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