DIOCESI – “La parola ispira la nostra vita e ha sempre qualcosa da dirci. La prima lettura racconta del Re Antioco e potrebbe sembrare una storia del passato. Non questo aspetto: Antioco dopo aver conquistato e demolito Gerusalemme arriva ad un certo momento in cui sente notizie negative e ne romane sbigottito. Il re va in depressione per il fatto che gli fossero andate male le cose. Si sente in colpa”.
Con queste parole il Vescovo Carlo Bresciani ha aperto la sua omelia durante la Santa Messa celebrata presso la cappella delle Suore Teresiane di Ripatransone in occasione del ritiro diocesano delle famiglie (25 e 26 novembre).

Il Vescovo ha poi ricordato il testo della prima lettura: “… Il re, sentendo queste notizie, rimase sbigottito e scosso terribilmente; si mise a letto e cadde ammalato per la tristezza, perché non era avvenuto secondo quanto aveva desiderato.
Rimase così molti giorni, perché si rinnovava in lui una forte depressione e credeva di morire. Chiamò tutti i suoi amici e disse loro: «Se ne va il sonno dai miei occhi e l’animo è oppresso dai dispiaceri. Ho detto in cuor mio: in quale tribolazione sono giunto, in quale terribile agitazione sono caduto, io che ero così fortunato e benvoluto sul mio trono! Ora mi ricordo dei mali che ho commesso a Gerusalemme, portando via tutti gli arredi d’oro e d’argento che vi si trovavano e mandando a sopprimere gli abitanti di Giuda senza ragione. Riconosco che a causa di tali cose mi colpiscono questi mali; ed ecco, muoio nella più profonda tristezza in paese straniero».”

Il re sta soffrendo un forte senso di colpa e non trova rimedio.
Fa un passo molto importante, riconosce di aver sbagliato e che non può porvi rimedio perché ormai quello che è fatto è fatto e sente che gli resta solo la depressione.

La domanda che noi ci facciamo è: ma ci resta davvero solo la depressione?
Qui si inserisce il grande amore di Dio per ciascuno di noi. Perché se da una parte vuole che ci rendiamo conto del male che abbiamo fatto e che facciamo, quello che Dio vuole non è mandarci in depressione ma che ne veniamo fuori e prendiamo un’altra strada.

E il male fatto? Se si può si rimedia o lo si affida a Dio.
Quando Gesù dice che si carica sulle spalle di tutto il male, si riferisce a quel male a cui noi non possiamo dare rimedio e che affidiamo al Signore.
Perché non basta essere pentiti, bisogna scoprire il perdono.
Gesù ci porta e ci dona esattamente questo. Gesù ci libera dal rimpianto e ci dice: adesso però giocati le carte che hai. Non temere di giocartele. Ti ridono la libertà di ripartire. L’incontro con il Signore Gesù è l’incontro ricco di misericordia e di perdono.
Il Vangelo, invece, se vogliamo capirlo, dobbiamo partire dalla domanda che è quella sulla resurrezione e non sul matrimonio: “In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni sadducèi – i quali dicono che non c’è risurrezione”. Volevano contestare a Gesù la resurrezione e presentano una casistica per dire che non c’era la risurrezione dei morti. Non voleva una risposta sulla legge tribale. Ma sulla resurrezione.
Quello che Gesù dice è questo: da una parte conferma che c’è la resurrezione e da una parte risponde che non c’è un di meno di amore ma che c’è la pienezza dell’amore. Quando Gesù afferma: “non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio”, vuol dire semplicemente che non dobbiamo preoccuparci per le piccole cose perché quando l’amore è compiuto, è pieno e totale, le relazioni saranno portate alla loro pienezza e non ci sarà bisogno di pensare altro.

Gesù ci pone di fronte all’atto di fede fondamentale. L’atto di fede è che Gesù si è incarnato e che è risorto perché se Cristo non è risorto e non c’è la resurrezione dei morti, come afferma San Paolo, tutto sarebbe vano.

Gesù non è un’idea ma è una realtà viva. Lo celebriamo nella Santa Messa. Se lui è vivo è vera la resurrezione dei morti.

Se la resurrezione di Cristo è l’amore suo portato alla sua pienezza nella piena comunione con il Padre, la nostra resurrezione sarà l’amore portato alla sua pienezza con l’amore di Dio lo sarà anche per noi. Una volta risposto a questo tutte le altre domande sono inutili.

Essere perdonati ed accogliere il perdono è già un passo nell’entrare in questa vita che Gesù ci dona e che ci porta alla vita eterna. La domanda dei Sadducei è quella di coloro che fanno fatica o che non vogliono credere. Noi incontrandolo nella Santa Messa rinnoviamo la nostra fede in Lui.

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