Un pensiero mi è passato per la mente nel dopo partita di Italia-Svezia 0-0: se piange anche Buffon, allora la vita veramente non finisce mai di insegnarci qualcosa. Ne abbiamo visti di campioni piangere e forse lo stesso Buffon ha pianto in altre occasioni, in altre sconfitte, in altre delusioni, ma le lacrime di martedì avevano tutto un altro valore.

Quanti campioni hanno sbagliato un rigore in finale…! Ve lo ricordate Baresi? Eh sì, il suo pianto. Eppure ieri Buffon non piangeva per una finale: le finali si possono perdere e quelle lacrime le conosciamo bene. Piangeva per un’Italia che forse non c’è più e che magari il calcio poteva ancora una volta aiutare a far sentire grandi gli italiani, almeno con il calcio.

Oh certo, ma il calcio cosa vuoi che sia? Eppure è! Ve lo dice uno che non è poi così tanto appassionato. Il calcio è lo specchio di questa Italia. Ora non sto qui a ragionare sul calcio e su i suoi problemi e neanche sull’Italia e su i suoi problemi, ma sto ragionando su una cosa accaduta ad un campione, un mito dello sport italiano, forse il più grande portiere nel mondo di tutti i tempi. Lo guardo mentre piange.
Lo guardo pensando al destino, se così vogliamo chiamarlo. Lo guardo pensando che avrebbe meritato il giro di campo perché quella era la sua ultima partita in azzurro, mentre invece gli è toccato metterci la faccia e lasciarsi intervistare. E’ un capitano lui e prima le responsabilità. Avrebbe meritato il giro di campo perché un giocatore non si giudica da un calcio di rigore, perché la sua storia è una storia di successi e saranno quelli, ne sono certo, che ci ricorderemo. Lo guardo piangere e penso: uno dei più grandi giocatori della nazionale saluta la maglia azzurra con la più grande sconfitta di tutti i tempi per l’Italia. Un ossimoro sportivo. Una cosa che nessuno avrebbe mai potuto immaginare: Buffon piange non perché è uscito dai mondiali, ma perché non ci è entrato…
E se nella più grande sconfitta di tutti i tempi che coincide con la sua ultima partita, Buffon piange, la vita ci sta insegnando che ogni istante ha il suo valore. Ogni istante della nostra vita è vissuto per quello che è, aderendo alla realtà. Siamo chiamati ad aderire alla realtà.
E quindi, certo Gigi non potevi che piangere, perché in quell’istante aderire alla realtà richiedeva lacrime. Non potevi che piangere, certo! Eppure se è vero che la vita è fatta di tanti istanti ed ognuno va vissuto per quello che è, è anche vero che sono tutti gli istanti a fare la storia di una vita. E siccome sono certo che ti ricorderemo per le coppe che hai sollevato e per i palloni afferrati dalle tue mani, io, ieri sera, mentre piangevi ti applaudivo, ti applaudivo in piedi davanti alla TV.
Tu piangevi perché ieri ci hai deluso e io invece ti applaudivo pensando al cielo azzurro sopra Berlino.
Perchè, in questa epoca in cui il calcio non ha più campi d’asfalto dove farsi le ossa e l’Italia non ha più voglia di faticare e anzi ha anche paura di far faticare i suoi figli, è così che ti ricorderemo: sotto il cielo di Berlino.

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