Di M.Michela Nicolais

“È fondamentale per noi cristiani comprendere bene il valore e il significato della Santa Messa, per vivere sempre più pienamente il nostro rapporto con Dio”.

Con queste parole il Papa inaugura il nuovo ciclo di catechesi, dopo quelle sulla speranza. Lo sguardo è al cuore della Chiesa, cioè l’Eucaristia:

“Non possiamo dimenticare il gran numero di cristiani che, nel mondo intero, in duemila anni di storia, hanno resistito fino alla morte per difendere l’Eucaristia; e quanti, ancora oggi, rischiano la vita per partecipare alla Messa domenicale”, ha detto Francesco coniugando attualità e storia della Chiesa.

“Senza la domenica non possiamo vivere”, la frase pronunciata nel 304, durante le persecuzioni di Diocleziano, dai martiri di Abitene. Quei cristiani del nord Africa furono uccisi per non aver rinunciato a celebrare l’Eucaristia, spiega il Papa. E ciò chiede una risposta su che cosa significhi per ciascuno di noi partecipare alla Messa, il cui senso più profondo è il ringraziamento. Il Concilio ha voluto attuare un rinnovamento della liturgia: tema centrale è la formazione liturgica dei fedeli, senza la quale non ci può essere un vero rinnovamento. Ed è proprio questo anche lo scopo del ciclo di catechesi inaugurato oggi:

“Crescere nella conoscenza del grande dono Dio che ci ha donato nell’Eucaristia”.

Partecipare alla Messa è vivere un’altra volta la passione e la risurrezione del Signore: “È una teofania”, spiega il Papa. Quando celebriamo l’Eucaristia, il Signore è lì con noi, ma tante volte noi andiamo in giro, chiacchieriamo tra di noi, mentre il sacerdote celebra.

“Padre, è che le messe sono noiose”, la possibile obiezione citata a braccio. “La Messa no, i preti”, la risposta: “Che si convertano i preti! Ma è il Signore che sta lì”.

“Insegniamo ai bambini a fare bene il segno della croce”, l’altra esortazione del Papa, sempre a braccio: “Così incomincia la Messa, così incomincia la vita, così incomincia la giornata”.

A Messa niente telefonini, il monito perentorio, sempre fuori testo. Il sacerdote, mentre celebra, dice “in alto i nostri cuori”, non dice: “In alto i nostri telefonini”. “È una cosa brutta!”. Quando celebra in piazza S. Pietro o in basilica, rivela il Papa, i telefonini alzati – non solo quelli dei fedeli, anche quelli di alcuni preti e vescovi – danno tanta tristezza. “La Messa non è uno spettacolo”, il monito di Francesco: “È andare ad incontrare la passione e la risurrezione del Signore. Ricordatevi: niente telefonini!”.

Tornare alle fondamenta, riscoprire l’essenziale, attraverso quello che si tocca e si vede nella celebrazione dei sacramenti, l’invito finale: come san Tommaso, dobbiamo in qualche modo “toccare” Dio per credergli, e lo possiamo fare attraverso i sacramenti e l’Eucaristia.

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