“Sembra che la cultura diffusa sul tema della mobilità sia fatta solo di luoghi comuni e di dati contraffatti. Manca la voglia – certamente impegnativa – di andare anche oltre i numeri per incrociare occhi, volti e storie”. Lo ha detto mons. Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, in un’intervista rilasciata a “La Stampa”, parlando di migrazioni. “Sono certo – ha aggiunto il presule – che chi ha fatto almeno una volta l’esperienza di ascoltare una persona immigrata fa un po’ più fatica a ripetere slogan e ad alimentare il tifo da stadio che accompagna ogni discorso sulla mobilità umana”. Ma il punto, a suo avviso, è che “siamo passati – diceva Norberto Bobbio – dall’età dei diritti all’età dei diritti negati. Non si negano i diritti ma li si fa valere solo per sé o per i ‘propri’. E questo, non vale solo per gli immigrati. I diritti (ma anche i doveri) possono essere riconosciuti e garantiti solo in un clima di dialogo e di incontro. E mi pare non sia proprio questo il clima nel quale stiamo vivendo”. Mons. Galantino ha ricordato anche che “chi domanda diritti deve essere consapevole dei doveri che incombono. Questo vale per tutti, anche per gli immigrati. D’altra parte, il grado di civiltà di un popolo si misura anche dalla capacità che ha di riconoscere e garantire diritti”.

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