La città irachena di Mosul non è più sotto il controllo delle milizie jihadiste dello Stato Islamico dal luglio scorso. Ma all’Università gli studenti continuano a doversi adeguare, almeno parzialmente, a costumi e regole di ascendenza islamica anche nel modo di vestire. Un grande cartello posto all’ingresso dell’Ateneo ricorda agli studenti il tipo di abbigliamento e l’acconciatura che devono osservare per entrare negli edifici universitari e seguire le lezioni. Il “dress code” obbligatorio prescrive l’uso del velo a tutte le studentesse, musulmane o non musulmane. Secondo quanto riferisce l’agenzia Ankawa.com, rilanciata da Fides, “l’Università ha ripreso le proprie attività e gli studenti hanno ricominciato a frequentare i corsi, anche se ampie sezioni degli edifici universitari sono state distrutte dai bombardamenti e non risultano ancora ripristinate. Oltre ai disagi logistici, studenti cristiani esprimono preoccupazione per gli atteggiamenti di rigidezza intollerante espressi da alcuni dei loro colleghi musulmani”. Nell’Università di Mosul la pressione esercitata dal radicalismo islamista aveva costretto tante studentesse cristiane a indossare il velo già a partire dagli anni 2004-2005, ben prima che la città cadesse nelle mani di Daesh. Adesso, passata la parentesi tragica del regime jihadista, rientrano in vigore codici di comportamento e disposizioni che sembrano comunque connessi a un progetto di islamizzazione della vita sociale.

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