Da un regime totalitario ad uno islamista. È questa la tragica sorte di migliaia di cristiani eritrei che in fuga dal loro Paese, sono costretti a fermarsi per diversi anni in Sudan. Per loro la Fondazione “Aiuto alla Chiesa che Soffre” (Acs) è impegnata con diversi progetti, con un’attenzione particolare ai più piccoli. Acs permette infatti a 1200 bambini di studiare e di strutturare la propria fede. “Così non rischieranno di perdere le proprie radici cristiane in un Paese quasi completamente islamico come il Sudan – spiega Christine du Coudray-Wiehe, responsabile dei progetti Acs in Sudan – e al tempo stesso avranno la possibilità di costruirsi un futuro”. Recentemente una delegazione di Aiuto alla Chiesa che Soffre ha incontrato alcune famiglie rifugiate nella periferia di Karthoum. Come quella di Isaias, che vive con sua moglie e i suoi figli in una piccola capanna ricoperta di metallo ondulato. Si tratta di una delle decine di migliaia che ogni anno fuggono dal regime eritreo, il quale oltre ad imporre ai propri cittadini di prestare servizio militare a tempo indeterminato, perseguita i cristiani. Per giungere in Sudan hanno dovuto pagare 1500 dollari e altrettanti ne occorrono per giungere in Europa o in America. “Sono completamente alla mercé della polizia – racconta ad Acs un volontario che lavora in un campo profughi – Gli agenti arrivano fino ad arrestarli per poi chiedere un riscatto alle famiglie. I cristiani affrontano prove durissime sorretti soltanto dalla loro fede e non possono neanche scappare, perché se tornassero in Eritrea sarebbero incarcerati o uccisi”.

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