Solo il 20% dei giovani italiani ha una laurea. Lo mette in luce il Rapporto nazionale delle competenze curato dall’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico; in inglese Organisation for Economic Co-operation and Development, Oecd) in collaborazione con il Governo italiano e pubblicato oggi. L’Italia deve migliorare l’accesso all’università e risolvere la discrasia tra i bassi tassi di occupazione dei laureati e la difficoltà delle industrie a trovare lavoratori con alte qualifiche. C’è poi il problema dei 13 milioni di adulti che hanno “scarse competenze di base”, a cui solo il 14% è disponibile a porre rimedio con percorsi formativi per adulti. Il Rapporto spiega come la disoccupazione, ai livelli più bassi dell’area Ocse, e soprattutto la disoccupazione protratta siano un altro dato problematico. Rispetto alla bassa partecipazione di giovani e donne al mercato del lavoro, la disamina indica alcune raccomandazioni: incoraggiare e aumentare le misure per il congedo di paternità; incentivare le aziende verso forme di lavoro flessibile, garantire l’accessibilità di strutture per la prima infanzia e gli anziani per “sgravare le donne dal peso della cura”.
Bisogna poi lavorare di più e meglio per investire in formazione di alto livello onde attrezzare i lavoratori alle esigenze del mercato e allo stesso tempo incentivare soprattutto le piccole aziende all’innovazione manageriale e imprenditoriale. Il rapporto Ocse punta il dito sul “basso livello di risorse per la ricerca e lo sviluppo (1.2% del Pil in Italia, la metà rispetto alla media Ocse)” come una delle cause della “lenta produttività” di questi anni. Da migliorare è anche la capacità di previsione rispetto alle competenze di cui il mercato del lavoro avrà bisogno. Infine per l’Ocse bisogna investire di più nello sviluppo delle competenze: tra l’altro l’Italia beneficia di contributi significativi provenienti dai Fondi strutturali della Commissione ma “fatica a spenderli in modo efficace”.

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