“Noi coltiviamo la sapienza che aiuta le scienze ad uscire dalla frammentazione nel tentativo di avere uno sguardo che tenga insieme specializzazione e visione ampia. Questa la nostra mission da preservare: una sapienza antica che è anche la sfida nuova da costruire”. Non ha dubbi mons. Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale dell’Università cattolica, nell’intervento con cui ha concluso a Roma le quattro dense giornate del seminario “In un cuore intelligente risiede la sapienza. Giovani, università e discernimento”. Tra gli stimoli raccolti, l’incertezza dei giovani “rispetto al futuro soprattutto riguardo al lavoro”. Di qui l’invito a capire “in che modo, come università, possiamo essere loro vicino dando strumenti che rispondano a questi bisogni primari”. Ulteriore spunto emerso “il rapido cambiamento delle professioni per cui occorre curare l’offerta formativa mirando a non settorializzare eccessivamente le competenze” bensì a costruire “una piattaforma in grado di modellarsi e adattarsi plasticamente alle richieste di un mercato in continuo divenire”. E ancora: il discernimento, tema “suggerito” dal Sinodo, “ci apre ad una prospettiva anzitutto trascendente per guardare ai nostri giovani con uno sguardo rispettoso, ammirato, pieno di fiducia che ci spinge ad andare in profondità nel loro cuore ma anche ad essere esigenti nei percorsi di studio e a far loro sentire la forza di una proposta di vita piena che viene dal Vangelo”.

All’interno di una “trama istituzionale molto solida” e “arricchita dalla nostra tradizione e storia” alle quali occorre “rimanere ancorati”, osserva, è possibile tendere l’ordito, ossia “il disegno, quell’intelligenza sapiente che nasce dal cuore. Dopo stagioni difficili oggi siamo in una condizione positiva per dedicarci un po’ di più all’ordito raffinando le nostre proposte e offerte. Siamo incoraggiati nel nostro cammino a lasciarci guidare da quella speranza che viene dall’alto e abbraccia prima dell’intelligenza il nostro cuore” per “continuare ad interrogarsi sulla verità”, ad esprimere “la gioia e l’entusiasmo dell’investimento educativo” per “dare compimento a un disegno più grande finalizzato al bene della persona al servizio della società e del bene collettivo”.

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