In Iraq sono oltre 30.000 – secondo le Nazioni Unite – gli uomini, le donne e i bambini già fuggiti dalla città e altre 40.000 quelle che si trovano ancora a Tal Afar e nei dintorni, dopo l’offensiva iniziata domenica scorsa da parte dell’esercito iracheno per strappare la città, a ovest di Mosul verso il confine con la Siria, dalle mani dell’Isis. “Il rumore del pianto dei bambini è assordante”, racconta Amy Christian, di Oxfam, che ha incontrato e ascoltato nel centro sanitario di Badush, a circa 60 km a est di Tal Afar alcune delle persone fuggite dalla città: “I piccoli erano ricoperti di sporcizia e incredibilmente magri, hanno attraversato l’inferno per arrivare fino a qui. Le famiglie in fuga hanno cercato di rimanere unite, le madri tenevano stretti a sé i loro bambini, alcuni neonati. Erano tutti esausti e traumatizzati da quella terrificante esperienza. Dopo giorni interi di cammino nel deserto, hanno urgentemente bisogno di acqua, cibo, riparo. Alcuni sono stati costretti a fuggire di notte – conclude Christian – perché l’Isis impediva loro di andarsene, mentre a Tal Afar non era rimasto più niente da mangiare”. Oxfam, in una nota, chiede al governo iracheno di “assicurare l’incolumità dei civili e di consentire che ricevano gli aiuti di cui hanno disperatamente bisogno”. Rivolge, infine, un appello a tutte le parti in conflitto affinché “siano risparmiate le vite di chi è rimasto in città, evitando l’uso di armi capaci di distruggere intere aree e infrastrutture civili”.

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