Foto di Cristian Melatini Murri

Riportiamo le parole pronunciate domenica 30 luglio dal Vescovo Carlo Bresciani, durante la Santa Messa in Piazza Nardone a San Benedetto del Tronto, in occasione della festa in onore della Madonna della Marina

Il Vangelo ci presenta Maria e Gesù che partecipano a una festa a Cana di Galilea. Si tratta di un matrimonio, presumibilmente importante, considerato il fatto che Gesù vi partecipa anche con gli apostoli e che la partecipazione della gente è numerosa dato il fatto che il vino finisce presto e Gesù ne dona ben sei anfore piene da 80-120 litri ciascuna. Dio è sempre abbondante nei suoi doni.
Maria, quindi, come ogni donna di Galilea, non si sottrae alla festa popolare per un avvenimento certo di grande gioia, come è un matrimonio. Ma la sua partecipazione, come ci viene detto nel racconto del Vangelo di Giovanni, ha alcuni aspetti particolari che ci dicono di che pasta lei era fatta. Condivide la gioia e la festa, ma sa mantenere anche altre attenzioni e non perde la testa assorbita da canti, balli e dalle bevute abbondanti che hanno portato presto ad esaurire il vino preparato. Non vuole rovinare la festa, né vuol far fare brutta figura all’ospite. È discretamente attenta a che tutto proceda nel miglior modo possibile. Avrebbe potuto dire: “la cosa non mi riguarda, non sono io il padrone di casa che ha fatto l’invito, quindi spetta ad altri farsi carico che tutto proceda bene. Io faccio festa”. Invece, donna abituata a gestire una casa, si accorge subito di ciò che manca in tavola quando ci sono ospiti.
È l’attenzione che Maria, donna molto concreta, ha sempre quando prepara la tavola per Gesù e Giuseppe, desiderosa che in casa si trovino bene e possano godere la gioia dello stare insieme in famiglia, senza che manchi il necessario, sia pure nella modesta loro dimora. Da donna pratica si accorge subito che manca il vino e che tutta
la festa sarebbe rovinata: proprio il giorno del matrimonio!
Poiché la sua attenzione non proviene dalla ricerca di motivi di critica, dal gusto di poter fare qualche immediato pettegolezzo distruttivo con le amiche o di aver motivi per chiacchiere con altre donne il giorno dopo alla fontana di Nazareth, mentre lava i panni con le altre donne del paese, ma da una cura amorevole e da vera volontà di essere di aiuto, se necessario, nota subito quello che sta capitando.
Tace perfino con il padrone di casa, ma interviene con prontezza e molta discrezione, mentre tutti sono distratti e pensano solo a fare festa, inebriandosi di vino. Non è donna di molte parole, soprattutto non è donna dalle parole inutili o dannose. Vuole solo evitare una figuraccia al padrone di casa, proprio nel giorno del suo matrimonio. Avesse chiacchierato a destra e a sinistra, avrebbe guastato la festa; forse avrebbe cercato di mettere in mostra se stessa come donna più attenta e più informata di quanto stava capitando, ma avrebbe sicuramente mancato di carità e si sarebbe manifestata come donna di poco affidamento.
Ma questa non è Maria, la madre di Gesù.
Essa è attenta e corre subito in soccorso, in silenzio con tutti, ma non con il suo Gesù. A lui lei dice tutto, ma la sua parola è di intercessione, perché quello che lei non può, dato che non è Dio, lo può Gesù, che invece Dio è. A Cana di Galilea, Maria si manifesta come donna che vuole e sa intercedere e ottenere dal Figlio suo l’intervento che salva la festa, l’intervento che salva la vita. E Gesù l’ascolta e risponde con abbondanza in quantità e in qualità, cioè con l’abbondanza dell’amore di Dio. All’amore discreto di Maria, Gesù risponde con altrettanta discrezione, ma con l’abbondanza che supera ogni attesa.
È questo il modo di agire di Dio e di Maria: non vogliono guastare la festa della vita, vogliono che essa non si fermi a metà, come capita sempre quando manca l’aiuto di Dio. Senza la presenza di Maria e di Gesù, la festa, per quanto preparata con tanta cura, sarebbe iniziata bene, ma finita male.
Troviamo qui alcuni insegnamenti che possono esserci di aiuto in questa nostra festa della Madonna della Marina, patrona della nostra cattedrale. Ne elenco molto brevemente quattro.
Il primo: impariamo da Maria ad essere attenti ai bisogni degli altri, con discrezione, ma anche con prontezza di azione. Non siamo come coloro che, inebriati dall’abbondanza, abbandonano gli altri al loro destino non solo quando mancano del vino, ma del necessario per sopravvivere e bussano alla porte della nostra nazione.
Il secondo insegnamento: possiamo contare sull’attenzione di Maria alle nostre necessità e possiamo fare affidamento sulla potenza della sua intercessione presso Gesù.
Per questo, con fiducia invochiamo la sua protezione. Sappiamo di poterlo fare sempre.
Il terzo insegnamento: Gesù ascolta le preghiere di intercessione di sua madre e risponde con abbondanza, perché vuole che abbiamo la vita e l’abbiamo in abbondanza (cfr. Gv 10, 10).
L’intervento di Maria e di Gesù non è fatto con clamore, ma con la discrezione e nel silenzio di chi ama veramente: per questo non occupa le prime pagine dei giornali i quali si preoccupano di altro, ma è reale e quotidiano.
Né l’una, né l’altro si vantano davanti agli ospiti di quello che hanno fatto, benché ne avessero avuto motivo.
Il quarto insegnamento: è necessario però che noi invitiamo Maria e Gesù alla festa della nostra vita, se non vogliamo che essa, illudendoci di poter fare da soli, venga a mancare di ciò che le permetta di essere completa: di iniziare bene e finire male. Senza Gesù, siamo come il padrone della festa di nozze a Cana di Galilea: iniziamo la festa, pensiamo di poter avere tutto e di non avere bisogno di Dio, ma poi ci troviamo all'improvviso con la festa della vita guastata. Non è forse quello che sta capitando anche a tanti che oggi pensano di poter fare a meno di Dio?
Maria continua a intercedere, ma bisogna che anche noi come i servi di Cana di Galilea seguiamo il consiglio di Maria “Qualsiasi cosa vi dica [Gesù], fatela” (Gv 2, 5).
Carissimi, questo ultimo è il più prezioso insegnamento di Maria, seguiamolo.

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