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Maurizio Calipari

Un buon caffè espresso: probabilmente la bevanda più amata dagli italiani. Ma, nel mondo, non siamo certo i soli a consumare grandi dosi di questo “carburante” quotidiano. Anzi, i dati ufficiali riservano più di una sorpresa in merito. Pare infatti che, sul nostro pianeta, si consumino ben 2,25 miliardi di tazze di caffè ogni giorno. E in Europa – udite, udite – mentre ad occupare il primato di consumo è la popolazione danese (900 millilitri al giorno), gli italiani si collocano… all’ultimo posto (92 millilitri al giorno)! Probabilmente a causa della nostra orgogliosa predilezione per la preparazione “espressa”, che senza dubbio riduce la quantità globale di caffè ingerito.
In ogni caso, è convinzione comune che sia meglio moderare in qualche modo la nostra passione per la tanto desiderata “bevanda scura”; solitamente, infatti, i medici ci mettono in guardia contro i rischi legati ad un eccesso di caffeina, le cui proprietà stimolanti, sono ad esempio controindicate per chi soffre d’insonnia, di stati ansiosi, di colon irritabile o ipertensione.
Ma adesso, pare che qualcuno voglia addirittura “rovesciare la frittata”. E sì, perché un recente studio (pubblicato su “Annals of Internal Medicine”) parla con chiarezza di possibili benefici per la salute – e non da poco – legati alla regolare assunzione di caffè. In parole povere, sembra che le persone che bevono più caffè al giorno, vivano in media più a lungo rispetto ai non bevitori. Per giungere a queste conclusioni, un gruppo di ricercatori dell’International agency for research on cancer e dell’Imperial College of London ha condotto uno studio osservazionale su un campione di circa mezzo milione di cittadini europei (attualmente, il più ampio sull’argomento), appartenenti a dieci paesi. In realtà, già altri studi in passato avevano evidenziato possibili effetti positivi del caffè sulla salute, in particolare per la prevenzione dei rischi cardiovascolari e delle malattie dell’apparato digerente. Ma non si era mai giunti a risultati concordi e definitivi, anche a causa della variabilità dei metodi di preparazione del caffè: dall’espresso italiano, di pochi centilitri a tazzina, al caffè americano, consumato ben più diluito e in dosi assai più elevate. Peraltro, le differenti preparazioni hanno anche una diversa concentrazione degli ingredienti strutturali del caffè (caffeina, oli naturali e antiossidanti).
Ritornando allo studio di recente pubblicazione, gli autori sono partiti dai dati di un’ampia ricerca denominata Epic (European prospective investigation into cancer and nutrition), relativi a 521.330 persone di età maggiore di 35 anni. Durante i 16 anni di follow-up, circa 42mila persone coinvolte nello studio sono morte per diverse cause, tra cui malattie circolatorie, scompenso cardiaco e ictus. Ebbene, la differenza numerica rilevata tra consumatori e non consumatori di caffè è notevole, pur con le dovute cautele dovute al fatto che si tratta di uno studio osservazionale, effettuato quindi in condizioni non rigidamente controllate.
“Abbiamo scoperto – spiega Marc Gunter, ricercatore dello Iarc, coautore dello studio – che un consumo di caffè più elevato è correlato a un rischio di morte più basso per tutte le cause, in particolare per malattie cardiovascolari e dell’apparato digerente. Il dato più importante è che questi risultati sono simili per tutti i dieci paesi europei, con abitudini di consumo tra loro molto differenti; il nostro studio offre importanti informazioni sui possibili meccanismi degli effetti benefici del caffè”.
Un aspetto curioso è che simili effetti positivi sono stati rilevati anche nei consumatori di “decaffeinato”; ma va tenuto conto che, generalmente, i due tipi di consumi non sono nettamente separabili, perché spesso le stesse persone possono bere abitualmente caffè con caffeina e saltuariamente senza caffeina o viceversa.
Gli studiosi, poi, in un sottoinsieme di 14mila soggetti, hanno analizzato alcuni marcatori biologici, evidenziando come i bevitori di caffè avessero mediamente un fegato più in salute rispetto ai non bevitori.
In definitiva, sembra plausibile che l’abitudine di bere caffè – con la giusta moderazione – possa effettivamente avere anche effetti benefici. Ma serviranno ulteriori studi per definire con più chiarezza a quale tra i diversi componenti del caffè sia da attribuire questo effetto protettivo.

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